Un doloroso tentativo di scisma
Gli anni ‘60 videro il fiorire di molte opere e il divulgarsi della devozione all'Amore Misericordioso, ma furono anche uno dei periodi più dolorosi della vita di Madre Speranza. Ci fu, infatti, un consistente abbandono della Congregazione da parte di molte suore e la minaccia di uno scisma al suo interno.
Nel 1963 si era aperta in Spagna la prima casa dei Figli dell'Amore Misericordioso e dall'Italia furono inviati alcuni religiosi. Madre Speranza desiderava, infatti, per le sue figlie delle guide sicure, impregnate dello spirito proprio della Congregazione. Era suo desiderio che suore e padri, figli della stessa Madre, vivessero uniti come fratelli, con amore e rispetto. L'accoglienza riservata ai padri fu all'inizio calorosa e fraterna e la collaborazione improntata allo spirito di carità e collaborazione, occupandosi le religiose dei servizi loro propri e i religiosi dell'assistenza spirituale e della scuola ai ragazzi.
Ma un po' alla volta cominciarono a manifestarsi da parte di alcune suore malumori e dissensi. La presenza dei confratelli, invece che un aiuto, fu vista come un tentativo di prevalere su di esse imponendo il loro punto di vista. Ci fu in seguito un rifiuto della persona di Madre Speranza, della quale si arrivò a mettere in discussione i fenomeni straordinari e la sua fedeltà al carisma di fondazione. Non si teneva presente che, come fondatrice e depositaria di un carisma aveva tutto il diritto di attualizzarlo durante il corso della sua vita.
La costruzione del Santuario di Collevalenza non era nelle loro previsioni; non ne sentivano la necessità e tanto meno ritenevano doveroso dover contribuire economicamente alla sua costruzione. A diffondere queste idee erano suore che ricoprivano cariche importanti, come la Superiora della comunità di Bilbao, da tutte molto stimata e che godeva di molto prestigio, e la Maestra delle novizie, che essendo entrata già adulta in Congregazione non ne aveva assimilato lo spirito. Per questo risultò facile coinvolgere varie suore, soprattutto giovani, che finirono con il perdere la vocazione e uscire dall'Istituto.
Il comportamento di Madre Speranza in questa vicenda fu prudente e materno, improntato alla comprensione e al perdono. In una lettera circolare inviata alle sue figlie di Spagna, il 28 aprile 1965, Madre Speranza afferma che anche questa prova, come quella degli anni 40, il Signore l'aveva permessa per la loro santificazione. Invitava perciò a dimenticare quello che era accaduto, a non giudicare e a perdonare sinceramente.
"Vostra Madre perdona di cuore tutto ciò che direttamente o indirettamente ha potuto offendere questa povera creatura e chiede al Buon Gesù di non tenere in conto le offese a Lui fatte da queste figlie nel loro accecamento".
Continuò a considerare figlie anche coloro che l'avevano abbandonata, a pregare per esse, disposta ad accoglierle con amore materno, come di fatto fece con alcune di esse che tornarono sui loro passi. L'enorme sofferenza che questo avvenimento causò alla Madre è paragonabile solo a quello di una mamma che si sente rifiutata dai suoi stessi figli. Tutto però contribuì a dare maggiore consistenza alla sua vita spirituale, ad accrescere la sua capacità di soffrire ed amare, a renderla sempre più simile a Cristo, tradito e rinnegato dai alcuni dei suoi stessi apostoli. Quando nel 1966 potrà tornare in Spagna le acque si erano completamente calmate e fu accolta dal caloroso abbraccio delle sue figlie fedeli che in ogni casa vollero manifestare la loro gioia, la loro fedeltà e il loro amore.