Tra i vari moventi della preghiera dobbiamo mettere tra i primi posti da una parte la consapevolezza della nostra estrema povertà e dell'altra la certezza che colui che invochiamo è in grado di soccorrerci. Tutto ciò sgorga essenzialmente dalle tre virtù teologali, che ci orientano verso Dio: la fede, la speranza e la carità.
Tutte le virtù cristiane sono però correlate tra loro, per cui le individuiamo subito un'altra, che costituisce un indispensabile supporto a quelle menzionate: l'umiltà. Essere umili significa riconoscere ciò che siamo, riconoscere con la migliore gratitudine i doni di Dio, riconoscere nella sua verità sia il bene di cui siamo capaci, sia il male di cui siamo responsabili. Sono queste le migliori premesse della preghiera.
I due protagonisti del vangelo odierno si contrappongono nettamente offrendoci l'uno una bella testimonianza di preghiera autentica, l'altro un cattivo esempio di umana presunzione. Il fariseo infatti fa vanto delle sue azioni e, pur ringraziando Dio, le attribuisce a se stesso. La sua, più che una preghiera, è un soliloquio di auto gratificazione. Con un giudizio assolutamente personale, si ritiene migliore degli altri uomini, migliore anche del pubblicano, che guarda con sufficienza e disprezzo. Più che pregare, egli ci da l'impressione di chi sta presentando al Signore le proprie credenziali; non ha nulla da chiedere, ha solo da offrire, con palese orgoglio, la sua presunta giustizia. Com'è diverso l'atteggiamento del vero orante: il pubblicano, riconoscendosi peccatore, si tiene a doverosa distanza da Dio e, in una serena mortificazione, non osa neanche di levare gli occhi verso il cielo, verso la dimora del Dio altissimo. Si riconosce reo di peccato e, mosso da sincero pentimento, si batte il petto e implora la misericordia divina: «O Dio, abbi pietà di me, peccatore». È illuminate per noi la conclusione che Gesù trae al termine della parabola: «Io vi dico: questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell'altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato». Abbiamo una evidente e pressante alternativa: o accettare ed adeguarci alle sfide innumerevoli che il mondo ci lancia e in questo caso l'orgoglio è sicuramente l'arma più efficace, o fidarci di Dio e affidarci a lui come umili mendicanti, ma stracolmi di fiducia in lui.
lunedì 14 marzo 2016
GRANDI COSE HA FATTO IL SIGNORE PER NOI.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
LUNEDI' 14 MARZO 2016 :: PENSIERO DELLA BEATA MADRE SPERANZA DI GESU'.
L'Amore Misericordioso del Signore, ti augura di vivere questo tempo, nella preghiera, nella serenità e alla riscoperta della sua infinita misericordia.
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RESPIRANDO MISERICORDIA
La santità consiste nella carità perfetta.
Chiediamo a Gesù che nei nostri cuori arda quel fuoco dell'amore verso gli altri, quell'amore che non bada a sacrifici, anche a costo della propria vita, e che desidera soltanto confortare i fratelli.
Abituiamoci a fare al nostro prossimo quel che vorremmo fosse fatto a noi.
Quando vi occupate dei poveri molto spesso siete da ammirare, ma desidererei che in questo non entri mai il tarlo della vanità. Questa infatti, distrugge tutto.
Perciò vi supplico che nel vostro lavoro ricorriate alla preghiera per chiedere all'Amore Misericordioso la sua grazia e che sia Lui ad aiutarvi nei vostri impegni.
Ricordate che la vita di Gesù sulla terra non è stata altro che vita di amore e di sacrificio. (5, 71.60.61)
L'Amore Misericordioso del Signore, ti augura di vivere questo tempo, nella preghiera, nella serenità e alla riscoperta della sua infinita misericordia.
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RESPIRANDO MISERICORDIA
La santità consiste nella carità perfetta.
Chiediamo a Gesù che nei nostri cuori arda quel fuoco dell'amore verso gli altri, quell'amore che non bada a sacrifici, anche a costo della propria vita, e che desidera soltanto confortare i fratelli.
Abituiamoci a fare al nostro prossimo quel che vorremmo fosse fatto a noi.
Quando vi occupate dei poveri molto spesso siete da ammirare, ma desidererei che in questo non entri mai il tarlo della vanità. Questa infatti, distrugge tutto.
Perciò vi supplico che nel vostro lavoro ricorriate alla preghiera per chiedere all'Amore Misericordioso la sua grazia e che sia Lui ad aiutarvi nei vostri impegni.
Ricordate che la vita di Gesù sulla terra non è stata altro che vita di amore e di sacrificio. (5, 71.60.61)
vita
Primogenita di 9 fratelli, nacque il 29 settembre 1893 (come risulta dai registri parrocchiali) nella diocesi di Cartagena in Spagna e fu battezzata nello stesso giorno; sui documenti civili, invece, è riportata la data del 30 settembre, giorno in cui generalmente si festeggiava il compleanno di Madre Speranza.Le fu imposto il nome di María Josefa, forse per attenzione alla nonna paterna che portava questo nome.
Il padre, Giuseppe Antonio Alhama Palma, era operaio agricolo avventizio e la mamma, María del Carmen Valera Buitrago, dedita ai lavori domestici. Madre Speranza conobbe e condivise la miseria della sua famiglia, vivendo i primi anni della sua vita in assoluta povertà.
All’età di sei o sette anni fu accolta nella casa del parroco di Santomera, don Manuel Aliaga, ove ebbe la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e imparò a seguire con generosità le vie di Dio. In poco tempo manifestò un forte amore per Gesù e nutriva il desiderio di consacrarsi al Signore: il 15 ottobre 1914 Madre Speranza iniziò la sua formazione religiosa in vista dei voti che emise il 15 agosto 1916, assumendo il nome di “Esperanza de Jesús Agonizante“.
Madre Speranza di Gesù si sentì sin dal principio un umile strumento nelle mani del Signore, una semplice discepola del divino Maestro, desiderosa di ascoltare la Sua parola e di vivere secondo il Suo insegnamento e il Suo esempio.
Sin dai primi anni di vita religiosa Madre Speranza sperimentò in prima persona pesanti dolori fisici – in genere in occasione delle festività pasquali – che non di rado sfociavano in eventi soprannaturali, attirando di conseguenza le attenzioni delle Madri Claretiane e dei Padri Claretiani.
Fedele alla grazia di Dio, coltivò la sua formazione umana e spirituale e, facendo una continua e sofferta opera di discernimento, avanzò in mezzo a molte tribolazioni, che l’aiutarono a capire che Dio la chiamava alla missione di fondare un nuovo ordine e far conoscere il Signore “non come Padre sdegnato per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici i propri figli; che li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro“.
Nel 1929 inoltrò a Roma la domanda di separazione dall’Istituto al quale apparteneva, appoggiata per altro dallo stesso Vescovo, scatenando tuttavia numerose difficoltà all’interno delle Claretiane che, in quella petizione, vedevano una minaccia all’integrità dell’Istituto.
A seguito d’un increscioso episodio, ella fu dichiarata apostata e trattata come tale. Questa, ascoltato il parere di Padre Francisco Naval, visto il violento evolversi della situazione, decise di chiedere la dispensa dai voti.
Fedele alla grazia di Dio, coltivò la sua formazione umana e spirituale e, facendo una continua e sofferta opera di discernimento, avanzò in mezzo a molte tribolazioni, che l’aiutarono a capire che Dio la chiamava alla missione di fondare un nuovo ordine e far conoscere il Signore “non come Padre sdegnato per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici i propri figli; che li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro“.
Nel 1929 inoltrò a Roma la domanda di separazione dall’Istituto al quale apparteneva, appoggiata per altro dallo stesso Vescovo, scatenando tuttavia numerose difficoltà all’interno delle Claretiane che, in quella petizione, vedevano una minaccia all’integrità dell’Istituto.
A seguito d’un increscioso episodio, ella fu dichiarata apostata e trattata come tale. Questa, ascoltato il parere di Padre Francisco Naval, visto il violento evolversi della situazione, decise di chiedere la dispensa dai voti.
Nella povertà più assoluta, la notte di Natale del 1930 fondò in forma privata la nuova fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Non potendo fondare una Congregazione religiosa, il 14 gennaio, Madre Speranza chiese ed ottenne l’iscrizione nel Registro Civile, con il nome di “Asociación de Esclavas del Amor Misericordioso“.
Solamente il 6 gennaio 1935 l’Associazione fu accolta dal Vescovo di Vitoria, Dr. Mateo Múgica, che la eresse a Congregazione di diritto diocesano.
Trasferitasi a Roma nel 1941, negli anni di guerra si prodigò in ogni modo per accogliere rifugiati politici, nascondere ed assitere nei sotterranei della casa soldati fuggiti dal fronte, si preoccupò di dar da mangiare a chi non aveva niente. Fidando della Provvidenza, aprì una mensa dove arrivò ad accogliere oltre mille persone al giorno.
Solamente il 6 gennaio 1935 l’Associazione fu accolta dal Vescovo di Vitoria, Dr. Mateo Múgica, che la eresse a Congregazione di diritto diocesano.
Trasferitasi a Roma nel 1941, negli anni di guerra si prodigò in ogni modo per accogliere rifugiati politici, nascondere ed assitere nei sotterranei della casa soldati fuggiti dal fronte, si preoccupò di dar da mangiare a chi non aveva niente. Fidando della Provvidenza, aprì una mensa dove arrivò ad accogliere oltre mille persone al giorno.
Documentario su Madre Speranza di Gesù
Fu proprio in questo periodo che Gesù le richiese espressamente la costruzione d’un Santuario dedicato all’Amore Misericordioso.
Ciò fu percepito da Madre Speranza la sua ultima “missione” o, meglio, “la sua missione”, la sua opera definitiva.
Desiderosa di realizzare quest’opera nel più breve tempo possibile, il 18 agosto 1951 si reca nel luogo indicatole dal Signore: un piccolo borgo medievale nelle colline umbre, Collevalenza.
Nei disegni di Dio Collevalenza, che fino allora aveva attirato gente esclusivamente con le sue feste di paese, d’ora in poi sarebbe dovuta divenire il “centro” della Misericordia, il luogo dove il Creatore richiama a Sé le anime: i peccatori, i bisognosi, i Suoi figli.
Del Santuario fu dunque costruita nel 1955 la Cappella dell’Amore Misericordioso, poi il grande afflusso dei pellegrini in continuo progressivo aumento rese necessaria la realizzazione del nuovo Tempio che il 31 ottobre 1965 fu consacrato da Monsignor Fustella, allora Vescovo locale, e solennemente inaugurato da Sua Eminenza il Cardinale Ottaviani con altri 62 Vescovi.
Ciò fu percepito da Madre Speranza la sua ultima “missione” o, meglio, “la sua missione”, la sua opera definitiva.
Desiderosa di realizzare quest’opera nel più breve tempo possibile, il 18 agosto 1951 si reca nel luogo indicatole dal Signore: un piccolo borgo medievale nelle colline umbre, Collevalenza.
Nei disegni di Dio Collevalenza, che fino allora aveva attirato gente esclusivamente con le sue feste di paese, d’ora in poi sarebbe dovuta divenire il “centro” della Misericordia, il luogo dove il Creatore richiama a Sé le anime: i peccatori, i bisognosi, i Suoi figli.
Del Santuario fu dunque costruita nel 1955 la Cappella dell’Amore Misericordioso, poi il grande afflusso dei pellegrini in continuo progressivo aumento rese necessaria la realizzazione del nuovo Tempio che il 31 ottobre 1965 fu consacrato da Monsignor Fustella, allora Vescovo locale, e solennemente inaugurato da Sua Eminenza il Cardinale Ottaviani con altri 62 Vescovi.
Il 2 marzo del 1960 lo stesso Sommo Pontefice Papa Giovanni XXIII concesse per il 3 aprile una Indulgenza Plenaria ai pellegrini ogni qualvolta avessero visitato il Santuario.
Il 22 novembre 1981 fu una giornata di gioia indefinibile per Collevalenza per la venuta del Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II.
Il 22 novembre 1981 fu una giornata di gioia indefinibile per Collevalenza per la venuta del Santo Padre, Papa Giovanni Paolo II.
Madre Speranza morì solamente due anni dopo, l’8 febbraio 1983, e le sue spoglie riposano santamente in pace nel Santuario stesso, così come lei aveva espressamente richiesto: “Supplico i miei Figli e le mie Figlie che, di comune accordo, mi vogliano concedere una grazia da me tanto desiderata e precisamente: se il buon Gesù mi concede di poter consumare la mia vita qui, vicino al Suo Santuario, io vorrei che Voi lasciaste i resti di questa povera creatura il più vicino possibile a questo Santuario perché desidero che si consumino vicino ad esso come fortunatamente si sta consumando tutta la mia vita a servizio del medesimo“.
Ben quattro giorni prima della sua dipartita disse al direttore spirituale: “Figlio, io me ne vado“.
Ben quattro giorni prima della sua dipartita disse al direttore spirituale: “Figlio, io me ne vado“.
I miracoli e gli attacchi del demonio
I fenomeni sovrannaturali che avvenivano a Collevalenza erano ampiamente conosciuti.
È necessario innanzitutto ricordare che Madre Speranza aveva le stimmate, le quali durante il periodo della Passione divenivano ben visibili a tutti.
Era solita sottoporsi a grandissime penitenze, sacrifici e privazioni: proprio in virtù del suo spirito caritatevole riceveva spesso visite dalle anime del Purgatorio, per le quali si dice non smettesse mai di pregare ed offrire Messe di suffragio.
Come molti altri santi nella storia, aveva un dono particolare: la bilocazione.
Un giorno Dio la inviò in bilocazione a quello che era l’attuale Papa, Pio XII: quest’ultimo stava del suo ufficio papale e, in un istante, si ritrovò di fronte la monaca. Sbalordito le chiese come fosse riuscita ad entrare, e la Madre rispose che l’aveva mandata il Signore per parlargli di alcuni fatti importantissimi.
Da allora il Papa fu molto vicino a Madre Speranza e le fece molte visite – tutto ciò è documentato.
È necessario innanzitutto ricordare che Madre Speranza aveva le stimmate, le quali durante il periodo della Passione divenivano ben visibili a tutti.
Era solita sottoporsi a grandissime penitenze, sacrifici e privazioni: proprio in virtù del suo spirito caritatevole riceveva spesso visite dalle anime del Purgatorio, per le quali si dice non smettesse mai di pregare ed offrire Messe di suffragio.
Come molti altri santi nella storia, aveva un dono particolare: la bilocazione.
Un giorno Dio la inviò in bilocazione a quello che era l’attuale Papa, Pio XII: quest’ultimo stava del suo ufficio papale e, in un istante, si ritrovò di fronte la monaca. Sbalordito le chiese come fosse riuscita ad entrare, e la Madre rispose che l’aveva mandata il Signore per parlargli di alcuni fatti importantissimi.
Da allora il Papa fu molto vicino a Madre Speranza e le fece molte visite – tutto ciò è documentato.
Ella visse sempre in condizioni d’estrema povertà, ma Dio non le faceva mancare nulla di quanto fosse necessario per aiutare i bisognosi e realizzare le opere divine.
In molti, nel periodo in cui organizzava le mense per i poveri, videro venir fuori dalle pentole ove cucinava straordinariamente zuppa, cosciotti ed altre pietanze senza mai svuotarsi: eppure dentro la Madre vi aveva riposto una sola gallina da cucinare.
Lo stesso miracolo avveniva puntualmente ogni qualvolta vi era una somma da pagare per la costruzione degli elementi facenti parte il Santuario: Madre Speranza pregava con tutto il cuore il Signore di provvedere al pagamento poichè ella non disponeva di soldi, ed ecco che dal cielo piovevano banconote e sacchetti con monete.
L’allora scultore fu talmente tanto colpito da questo miracolo che non esitò a convertirsi all’istante.
In molti, nel periodo in cui organizzava le mense per i poveri, videro venir fuori dalle pentole ove cucinava straordinariamente zuppa, cosciotti ed altre pietanze senza mai svuotarsi: eppure dentro la Madre vi aveva riposto una sola gallina da cucinare.
Lo stesso miracolo avveniva puntualmente ogni qualvolta vi era una somma da pagare per la costruzione degli elementi facenti parte il Santuario: Madre Speranza pregava con tutto il cuore il Signore di provvedere al pagamento poichè ella non disponeva di soldi, ed ecco che dal cielo piovevano banconote e sacchetti con monete.
L’allora scultore fu talmente tanto colpito da questo miracolo che non esitò a convertirsi all’istante.
Non mancavano naturalmente numerosi fenomeni d’estasi mistiche.
In una di queste occasioni ella addirittura ricevette una statuetta di Gesù bambino in ceramica direttamente dalla Vergine Maria, poichè la sera di quel Natale le suore e gli orfani della congregazione si ritrovavano a festeggiare la Natività senza nemmeno il bambinello del presepe.
È noto che Madre Speranza, per evidente ispirazione del Signore, chiese attorno al 1959 ai lavoratori di scavare nelle vicinanze del Santuario poichè le era stato rivelata la presenza d’una sorgente d’acqua. Dopo un iniziale scetticismo da parte degli addetti ai lavori, grande fu la meraviglia di trovare effettivamente un canale sotterraneo: oggi tale acqua è disponibile per i fedeli, trattasi di acqua miracolosa.
Di particolare rilevanza fu inoltre un’estasi avuta durante il funerale del Vescovo locale.
Ella lo vide salire dal Purgatorio verso il Paradiso, ricevendo tuttavia un ammonimento dall’anima in questione: “È passato così tanto tempo e non avete pregato abbastanza per me“.
Stupefatta da tali parole, rispose: “Ma, Eccellenza, lei è morto solamente ieri!“.
Questo episodo contribuisce di certo a farci comprendere quanto sia grande il “salto” temporale dopo la morte.
In una di queste occasioni ella addirittura ricevette una statuetta di Gesù bambino in ceramica direttamente dalla Vergine Maria, poichè la sera di quel Natale le suore e gli orfani della congregazione si ritrovavano a festeggiare la Natività senza nemmeno il bambinello del presepe.
È noto che Madre Speranza, per evidente ispirazione del Signore, chiese attorno al 1959 ai lavoratori di scavare nelle vicinanze del Santuario poichè le era stato rivelata la presenza d’una sorgente d’acqua. Dopo un iniziale scetticismo da parte degli addetti ai lavori, grande fu la meraviglia di trovare effettivamente un canale sotterraneo: oggi tale acqua è disponibile per i fedeli, trattasi di acqua miracolosa.
Di particolare rilevanza fu inoltre un’estasi avuta durante il funerale del Vescovo locale.
Ella lo vide salire dal Purgatorio verso il Paradiso, ricevendo tuttavia un ammonimento dall’anima in questione: “È passato così tanto tempo e non avete pregato abbastanza per me“.
Stupefatta da tali parole, rispose: “Ma, Eccellenza, lei è morto solamente ieri!“.
Questo episodo contribuisce di certo a farci comprendere quanto sia grande il “salto” temporale dopo la morte.
Eppure, come è noto, la vita dei santi non è solamente contornata da miracoli e gioie celesti.
Assieme alle visite di spiriti benevoli vi erano anche quelle di spiriti malevoli, in special modo la notte: non era raro udir provenire dalla sua camera orribili grida, grotteschi versi d’animali furiosi, rumori di catene ed una forte puzza di zolfo.
Il demonio era solito malmenarla con estrema violenza, sino ad arrivare persino a romperle le ossa e costringerla ad esser portata d’urgenza in ospedale la mattina successiva.
Ancora oggi sono conservati a Collevalenza i fogli ove la Madre scriveva i quali, come testimoni confermano, prendevano spontaneamente fuoco. Lo stesso avveniva con le coperte del suo letto.
Nonostante ciò, ella non mancava di chiamare Satana con appellativi derisori, esattamente come faceva San Pio:
Assieme alle visite di spiriti benevoli vi erano anche quelle di spiriti malevoli, in special modo la notte: non era raro udir provenire dalla sua camera orribili grida, grotteschi versi d’animali furiosi, rumori di catene ed una forte puzza di zolfo.
Il demonio era solito malmenarla con estrema violenza, sino ad arrivare persino a romperle le ossa e costringerla ad esser portata d’urgenza in ospedale la mattina successiva.
Ancora oggi sono conservati a Collevalenza i fogli ove la Madre scriveva i quali, come testimoni confermano, prendevano spontaneamente fuoco. Lo stesso avveniva con le coperte del suo letto.
Nonostante ciò, ella non mancava di chiamare Satana con appellativi derisori, esattamente come faceva San Pio:
Questa notte l’ho trascorsa angosciata poiché il “tignoso” non mi ha lasciato un momento in pace; sembra che si sia molto arrabbiato…
Il mistero
Il mistero
Dagli scritti di Madre Speranza
Care figlie, poiché una di voi mi ha scritto tutta preoccupata, desidero aiutarvi a comprendere dov’è la impenetrabilità del mistero. Mistero, secondo il concetto universalmente accolto, è una proposizione chiara nel suo enunciato, del quale si conoscono i termini, ma oscura e perfino impenetrabile nella sua intima ragione di essere. Per esempio, esaminiamo il seguente dogma cristiano: "Dio, uno nell’essenza, è trino nelle Persone". I termini sono chiari: Dio - Unità - Trinità.
Ma la proposizione enuncia una relazione che l’intelligenza umana non riesce a vedere con chiarezza nel rapporto dei suoi termini. Pertanto l’oscurità non si trova nella cosa poiché quello che afferma non è un controsenso, un assurdo, ma una realtà che come tale è chiara in se stessa.
L’oscurità si trova nella nostra intelligenza che deve mettere in relazione e comporre i termini, tra i quali necessariamente ondeggia ogni pensiero, e trarre dal confronto il concetto che della verità si deve formare nello spirito.
Da ciò proviene la disperazione che producono i misteri; succede infatti che la ragione, per quanto si sforzi, non riesce a trovare la connessione intima dei termini e deve accettare ciecamente il mistero. Esperimenta allora l’amaro sentimento della propria impotenza, della propria limitatezza di vedute. Però da questo che cosa si deduce logicamente in buona fede? Forse la negazione della verità incomprensibile? No, figlie mie, si deduce il riconoscimento e l’umile confessione della propria incapacità.
Ricordiamo che, per il fatto stesso che Dio è un Essere infinito nelle sue perfezioni e azioni, incapace di essere contenuto nei ristretti limiti di qualunque altra intelligenza che non sia la sua, è chiaro che tutte le verità concernenti la Divinità devono essere altrettanti profondissimi misteri per la limitata intelligenza dell’uomo.
Anche quelle verità relative all’Essere divino e ai suoi attributi che la ragione riesce ad intravedere e che quindi non escono dall’ordine naturale, sono tuttavia autentici misteri dato che, per quanto si riesca a percepirne la realtà, mai si giungerà a comprenderle totalmente. Questo riguarda il modo e la ragion d’essere di altissime verità, come per es. "Dio è immenso".
Questa è una verità sufficientemente chiara per la nostra intelligenza che, mediante il concetto di immensità, comprende che tale attributo appartiene a Dio. Ma ditemi, figlie mie, in qual modo Dio riempie gli spazi del cielo, la terra e gli abissi? Come Dio è presente in ogni luogo senza divisioni e mutamenti? Questo è incomprensibile, questo è il mistero. Dove stava Dio prima di costruirsi Egli stesso il palazzo regale del cielo?
La ragione e perfino la bocca del bambino rispondono con sicurezza che stava in se stesso. Ma ditemi, comprende bene, non dico il bambino, ma l’anziano, il saggio, che cosa significa "stare Dio in se stesso" in modo che, essendo eterno e necessario, stare equivale ad essere? Nuovo mistero insondabile nel terreno delle verità naturalmente conosciute.
Care figlie, se gli esempi ora indicati ci sono apparsi misteri insondabili, che sarà delle altissime verità relative all’Essere divino che, trascendendo totalmente l’umana capacità, solo si possono intravedere con il divino telescopio della fede? Per esempio, come si comprende che una sola Essenza, indivisibile e semplicissima in se stessa, risiede interamente nelle tre Persone, in tal modo distinte che l’una non è l’altra, e nello stesso tempo che le tre non sono altro che un solo Essere?
Sarà forse più comprensibile il fatto di un Dio incarnato nel seno purissimo di una Vergine Madre senza danno per la sua gloria? Avrà l’ardire l’intelligenza umana di esplorare le profondità di questi abissi? "Cingiti i fianchi come un prode - disse Dio all’umile e prudentissimo Giobbe - e preparati a rispondermi. Dov’eri tu quando io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se lo sai.
Sapevi tu che dovevi nascere? Conoscevi il numero dei tuoi giorni? Sai tu per quali vie si espande la luce e come si distribuisce il calore sulla terra? Chi è il padre della pioggia e chi genera le gocce della rugiada?... Conosci tu le leggi del cielo o ne applichi le norme sulla terra? Chi ha posto nel cuore dell’uomo la saggezza e chi ha dato al gallo l’istinto per regolare i suoi canti?". Così confonderà Dio in ogni tempo la debole e temeraria ragione umana che presume di poter discutere con la Sapienza infinita e di poter conoscere i segreti dell’Altissimo.
Non dimentichiamo che tale carattere di incomprensibilità, proprio di ogni mistero, non impedisce in alcun modo la certezza della fede. Per il fatto che è incomprensibile una proposizione è forse meno certa? Un concetto non è legato necessariamente ad un altro? Con quale diritto si erige a principio indiscutibile la famosa sentenza: "Credo soltanto ciò che comprendo"? Perché si deve ritenere certo e sicuro solo ciò che l’umana ragione arriva a comprendere e tutto il resto deve essere rifiutato come falso?
Detto principio, oltre ad essere pazzamente presuntuoso, è sovranamente orgoglioso e assurdo perché presuppone una delle seguenti tre cose, tutte ugualmente false: o la capacità infinita della ragione umana per cui tutte le verità devono entrare in essa; o la limitatezza della verità per cui questa non va al di là dei confini della ragione finita; o infine che non ci sia altro mezzo per accertarsi della verità che l’evidenza immediata. Chi non vede, figlie mie, che le tre ipotesi non sono ammissibili?!
Sappiamo che l’autorità della testimonianza deriva dalle qualità del teste: scienza e veracità a tutta prova. Presupposte queste, la testimonianza è base incontestabile di certezza razionale. Tanto più lo sarà nell’ordine soprannaturale supposti l’aiuto divino e la grazia della fede! Anche senza questi, la ragione può e moralmente deve riposare sulla fede della parola umana. Detta fiducia è necessaria soprattutto nella vita pratica. Infatti che cosa sarebbero senza di essa l’individuo e la società?
Benché il mistero sia coperto da un velo impenetrabile, tale che sarebbe vana e sterile la pretesa di volerlo togliere per contemplare la verità nascosta in tutta la sua chiarezza, tuttavia si può illuminare per mezzo di prove razionali basate, se si vuole, su fatti o verità soprannaturali conosciuti con certezza.
Il mistero, figlie mie, resterà sempre tale, ma può rendersi credibile e accettabile alla ragione. Diciamo quindi, noi Ancelle dell’Amore Misericordioso, con tutto il cuore e con forza: "Credo nel mistero, anche se mi offre una verità nascosta da ombre luminose.
Credo nel miracolo, anche se con la sua luce straordinaria abbaglia gli occhi malati della mia debole ragione. Credo, perché so molto bene da dove proviene il mio credere, su Chi si sostiene e verso dove mi solleva, come una scala che poggia sulla terra ma tocca il cielo".
"So che la mia fede viene da Dio, verità somma ed essenzialmente comunicabile, si radica nella sua parola infallibile e mi conduce al possesso della suprema Bontà, sulle ali della speranza cristiana". Mediante la luce della fede noi speriamo di giungere un giorno al regno della luce, alla visione del nostro Dio. (El pan 18, 389-406)
Corrispondere alle finezze dell’amore di Dio
Corrispondere alle finezze dell’amore di Dio
Dagli scritti di Madre Speranza
Padre mio, non so cosa mi stia succedendo, ma ho tanta paura di non dare a Gesù quello che mi chiede, o meglio, di non corrispondere alle finezze del suo amore. (El Pan 18, 1459; Collevalenza 8 febbraio 1954).
Credo ci siano tre categorie di anime che servono Gesù; ossia diverso è il modo con cui Egli si comunica loro. Ad alcune Gesù si rivela in mezzo a luci e chiarori divini, ad altre tra le ombre, alle restanti nell’oscurità.
- Credo che le prime possano conoscere meglio la comunicazione che ricevono;
- le seconde hanno nozioni confuse dei favori che ricevono, ma ne godono gli effetti e conservano le impronte che imprime in esse la divina presenza nello stesso modo delle prime.
- Le ultime percepiscono Gesù nell’oscurità e nelle tenebre divine; sentono la presenza di Gesù nella loro anima, sentono che le ama e si comunica a loro, godono dei suoi doni e degli effetti che la grazia produce in esse, con la stessa intensità delle prime e delle seconde, ma non conoscono la natura della comunicazione ricevuta, perché si è consumata nell’oscurità.
(El Pan 2, 137).
Tra le anime che desiderano avanzare nella perfezione, ce ne sono alcune che si dedicano con ardore agli esercizi di penitenza e sacrificio; altre che non si preoccupano minimamente di mortificare i loro sensi. Alcune, sollecite nel cercare sempre il contrario di quello che la natura chiede loro, tengono a freno il loro cuore, sono molto generose con Dio e non sanno negargli nulla. Altre a mala pena corrispondono agli impulsi della grazia, e poi vanno a lamentarsi perché non progrediscono e dubitano di essere chiamate a santificarsi. (El Pan 16, 184).
Credo che Gesù, chiamandoci alla vita consacrata ha voluto associarci alle sue sofferenze interiori ed esteriori. Egli ci invita a soffrire, ad amare; quindi non dobbiamo vivere per noi stessi, ma per la sua gloria e morire di dolore nel vedere quanto è offeso, rinnegato, non amato. Questo è molto più triste quando succede tra religiosi. Egli, che sperava di trovare in queste anime rifugio, sollievo dalle sofferenze, amore e affetto, è rattristato dalla loro cattiva accoglienza, dalla loro ingratitudine e dimenticanza, dal loro silenzio. (El Pan 2, 116).
Pensiamo spesso che Dio si è abbassato fino a noi, come il padre più affettuoso verso il proprio figlio e ci invita ad amarlo e a dargli il nostro cuore. Questo amore, che potrebbe esigere con autorità e per diritto, preferisce chiedercelo dolcemente e amorevolmente perché la nostra risposta sia più spontanea e ricorriamo a Lui con affetto filiale. Come corrispondiamo a tanta delicatezza e finezza?
Questo sarà un amore penitente per purificarci dalle colpe passate e presenti, probabilmente molto numerose e soprattutto fatte a Dio. È un amore particolare che ci fa avere con Dio un rapporto tenero e delicato, come con il più fedele e generoso degli amici. Questo amore ci spinge a guardare sempre all’interesse di Dio, a cercare la sua gloria e a far si che sia benedetto il suo nome?
Fa’, Gesù mio, che l’amore dei figli e delle figlie non sia passeggero, ma così generoso che li spinga al più grande sacrificio, a dimenticare se stessi e a rinunciare alla propria volontà per fare soltanto la tua. Aiutali, Gesù mio, affinché con l’esercizio continuo delle virtù giungano a formare una sola cosa con te. Pregate tutti perché questa vostra madre possa dare sempre al buon Gesù quanto le chiede, costi quello che costi e giunga a godere tanto nel dolore come nell’amore. Che la mia volontà, quella dei figli e delle figlie sia sempre al servizio della volontà di Dio. (El Pan 9, 19-22).
Considerazioni
sull’ aridità

Care figlie, dalle vostre lettere ho potuto vedere che alcune di voi soffrono la prova dell'aridità. Coraggio, figlie mie! Tenete presente che spesso il buon Gesù ci manda l'aridità per staccarci dalle creature e anche dallo stesso piacere che incontriamo nella preghiera, affinché poniamo ogni nostra attenzione ad amare soltanto Lui.
L'aridità è la privazione delle consolazioni spirituali sensibili che favoriscono la nostra meditazione e l'esercizio delle virtù. Nel tempo dell'aridità, quindi, sperimentiamo che, malgrado l'impegno posto nel fare bene la nostra preghiera, non proviamo piacere in essa, ma piuttosto stanchezza e tedio.
Però, a volte, l'aridità deriva dalle nostre mancanze; dobbiamo allora esaminarci con molta attenzione, figlie mie, ma senza inquietudine, per vedere se a causarla sono state le nostre colpe. Moti più o meno acconsentiti di superbia, di vano compiacimento; o l'essere andate cercando consolazioni umane, sapendo che Dio vuole per sé tutto intero il nostro cuore; oppure mancanza di lealtà con i nostri superiori. Se così fosse, figlie mie, abbiamo ben meritato che Dio ci neghi le sue consolazioni.
Riconosciute le cause della vostra aridità, umiliatevi, e con cuore sincero chiedete perdono al buon Gesù e, aiutate da Lui, cercate di correggervi.
Se non ne siete voi la causa, sforzatevi di trarre dalla prova il vantaggio che Dio desidera. Per far questo dobbiamo essere convinte che servire Dio senza alcun piacere è molto più meritorio che farlo con grandi consolazioni.
Coraggio, figlie mie! Cominciate di nuovo a camminare nella perfezione, tenendo presente che, senza sforzo e costanza, è molto difficile crescere nelle virtù. Convinciamoci che l'opera della nostra perfezione è un lavoro che richiede molto tempo e costanza.
Fa', Gesù mio, che i figli e le figlie ricavino sempre dalle prove il profitto che Tu desideri, e che arrivino tutti a convincersi che servire Dio senza piacere né diletto è molto più meritorio che farlo con grandi consolazioni; che il più perfetto atto d'amore è conformare la propria volontà a quella di Dio.
Aiutali, Gesù mio, affinché, sempre uniti a Te, nel momento della prova e della tristezza, non si perdano di coraggio, né tolgano nulla agli atti di comunità, alla loro attività e ai loro buoni propositi, ma, imitando Te che nel momento dell'agonia hai pregato più intensamente, preghino e soffrano solo per amor tuo.
Pregate tutti perché questa vostra madre, aiutata dal buon Gesù, mai si insuperbisca nelle consolazioni, né si scoraggi nelle aridità e nelle prove; che sia sempre costante nell'amarlo e nel dargli quanto Egli le chiede, costi quello che costi. (Reflex. 41)
Madre Speranza
Cuore e volontà trascinati al male
Portiamo dentro di noi due potenze opposte: una terrena, del nostro istinto, che, con le sue inclinazioni, trascina al male cuore e volontà: è la nostra natura. L’altra è la grazia che, con le sue sante e pure aspirazioni, attira verso le virtù.
Possiamo paragonare queste potenze a due piante che, messe dentro uno stesso solco, si contendono il nutrimento della terra. Quello che l’una guadagna lo perde l’altra. Sradichiamone una e vedremo che quella che sopravvive si nutrirà a suo piacimento crescendo rigogliosamente e darà i suoi frutti.
Bene. Il cuore è il solco, la natura e la grazia sono le piante messe nello stesso terreno. Se lasciamo che la natura malvagia metta radici sicuramente soffocherà il germe della grazia; e anche se non la distruggerà completamente la pianta resterà rachitica.
Comportiamoci diversamente. Distruggiamo la zizzania, mortificando la natura, e la grazia renderà il massimo. Per questo Gesù, a quanti vogliono arruolarsi sotto la sua bandiera, dice: "Il mio regno non è di pace, ma di guerra. Volete essere miei discepoli? Cominciate col rinunciare a voi stessi".
Ora vi chiedo: è possibile essere umili, mortificati, sacrificare il proprio giudizio, essere umiliati senza che la nostra natura si risenta? Sicuramente no, se non abbiamo sconfitto l’amor proprio e l’orgoglio. Non riusciremo a conservare la pace fra le contrarietà. Se non abbiamo domato il carattere, sempre pronto ad alterarsi come un cavallo bizzarro.
Ricordate che la pietra basilare su cui edificare la nostra santità non è la preghiera, fare novene, né le molte devozioni e le penitenze cercate per noi stessi; ma la carità, la rinuncia, il sacrificio e l’umiltà. Certamente la preghiera ci attira le grazie, ma anche se queste cadessero su di noi come un diluvio, non saremmo mai caritatevoli, mortificati, pazienti ed umili, se non lavoriamo seriamente per dominare noi stessi.
Osserviamo cosa accade alle piante. Dal cielo scende un torrente di pioggia, ma se non si rimuove la terra serve a ben poco. Se invece muoviamo la terra, estirpiamo le erbacce, la pianta cresce e da abbondanti frutti. (El pan 5, 230-236)
Stiamo molto attenti perché la natura, sempre presa dalla ricerca di se stessi, non ci porti alla presunzione, inizio di ogni peccato, e a desiderare la gloria degli uomini con la quale riceveremmo la nostra ricompensa, senza considerare che siamo niente e che se abbiamo qualcosa di buono è di Dio.
Non vantatevi mai, perché quanto vi attribuite lo rubate a Dio che è l’Autore delle vostre opere buone e vi mettete al suo posto. Mai pensate, come un orgoglioso superbo: "Non servirò", perché se non servite la giustizia sarete schiavi del peccato e figli della morte.
Vi prego, non opponete resistenza ai saggi e paterni consigli che ricevete; ricevete senza stizza le correzioni, se veramente desiderate lottare contro il mondo, che è uno dei nostri nemici spirituali.
Gesù mio, allontana da me, dai figli e dalle figlie ogni compromesso con il mondo, sempre pronto a muoverci guerra.
Figli miei, manteniamoci saldi su questo punto e promettiamo fermamente di santificarci a qualunque costo, sicuri che il buon Gesù ci aiuterà in una impresa così ardua. Egli stesso camminerà sempre avanti a noi come l’amico più fedele e generoso.
Pregate tutti perché il buon Gesù mi conceda la grazia che il mio cuore arda sempre nel suo amore, dato che oggi, con l’anima invasa dal dolore, non so dirgli nulla.(El pan 9, 63-66)
PREGHIERA LITANICA PER LA PURIFICAZIONE DEL CUORE
PREGHIERA LITANICA PER LA PURIFICAZIONE DEL CUORE
- Gesù, il mio cuore vive sentimenti contrastanti di fraternità e di diffidenza, di perdoni e di ricordi incresciosi.
- Ti preghiamo, visita i nostri cuori e purificali con il carbone ardente del tuo Amore Misericordioso.
- Vogliamo vivere la gioia della fraternità, ma pur lottando per allontanare da noi ogni rancore, il sentimento amaro torna a mettere acido nel nostro cuore.
- Vieni, Gesù, a liberarci da ogni ricordo spiacevole, perché la relazione fraterna sia sempre serena, semplice e gioiosa.
- Signore, il perdono è una grande e bella disposizione dell’anima, ma la nostra suscettibilità ce lo rende difficile.
- Ti preghiamo, vieni ad abitare nei nostri cuori, per renderci capaci di quell’amore che perdona, dimentica e non tiene il conto di quante volte ha già perdonato.
- Signore, siamo mendicanti di approvazioni, vorremmo che tutti approvassero il nostro operato, che tutti ci stimassero, ma ogni piccola indelicatezza nei nostri riguardi ci fa soffrire.
- Signore, liberaci dalla dipendenza dal consenso altrui, sia solo la tua approvazione quella che cerchiamo e che ci dà serenità e pace
( pensiero di Madre Speranza)
Signore, toglimi la vita prima che arrivi ad offenderti........
( pensiero di Madre Speranza)
( pensiero di Madre Speranza)
infatti una lunga vita ha senso solo se sigillata dalla risurrezione come quella di Gesù
Il maligno è così astuto, così ingannatore, così capace di traversarsi da angelo di luce e così abile nell'uso dei mezzi di comunicazione, da farci dubitare e magari credere che siamo noi a non avere sensibilità misericordiosa. Noi abbiamo la bella fede che Gesù ha confermato con la sua vita ed ha firmato con la sua risurrezione. La stessa fede viva che Madre Speranza ci ha lasciato nel suo testamento. Questa preziosa eredità è capace non solo di renderci sereni, felici, ma esultanti, tripudianti, ma dobbiamo difenderla dagli attacchi del mondo. Oggi non è più tempo di una fede sentimentale, occorre una fede che si trasforma in certezza, una fede contro la quale anche il maligno deve arrendersi.... Noi l'abbiamo ricevuta, dobbiamo solo viverla di fronte al mondo che pur sembrando altezzoso, superbo, sicuro, aggressivo, è fragile, turbato, sofferente e noi abbiamo il compito di prenderlo per mano e condurlo al medico Divino, soprattutto in questo anno della Misericordia. Gesù ha compassione di questo mondo e vuole guarire i suoi figli, li vuole far rinsavire, li vuole perdonare e rigenerare, non li vuole lasciare in balia del nulla e noi siamo chiamati ad essere gli operatori, sotto la Sua guida, di questa rinascita. La Madre Speranza consigliava, nei tempi forti, la confessione generale, cioè di ripresentare a Dio tutta la nostra vita, poichè Lui, che può penetrare nel nostro passato lo risani, lo perdoni, gli ridia vigore e ponga sulla nostra esistenza il sigillo della salvezza. ---
ASCOLTIAMO LA MADRE SPERANZA
ASCOLTIAMO LA MADRE SPERANZA
Esortazioni alle sue figlie nel laboratorio di Collevalenza
Vi confesso che nei miei anni di vita religiosa, e sono molti, mai mi sono coricata potendogli dire: Signore, Ti ringrazio, perché oggi ho potuto darti tutto quanto mi hai chiesto; mai ho potuto affermarlo, perché mai il Signore mi ha chiesto tutto quello che avrei potuto dargli. Alcune volte mi ha chiesto meno, altre più, però mai mi ha chiesto quanto posso effettivamente dargli e non credo che a voi lo chieda. Per questo, figlie mie, il mese prossimo, nel quale faremo il terzo ritiro, vi auguro che facendo il vostro bilancio possiate dire: “Signore, Ti ringrazio perché, per lo meno, ho saputo mortificarmi, ho saputo dare al mio corpo quello che merita”.
Ma, figlie mie, dimenticate soprattutto voi stesse, non contemplate troppo il vostro corpo. Pensate che il Signore chiama le anime alla vita religiosa perché si facciano sante. C’è bisogno di santi perché nel mondo la gente non si santifica. Per questo motivo attira le anime nella vita religiosa, al noviziato che può chiamarsi “il laboratorio” dove si forgiano i santi.
Quando vedo una casa religiosa penso: che bella officina! chissà quanti santi forgerà! Si, perché le case religiose sono la fabbrica dei santi. Ma, figlie mie, dobbiamo lasciarci lavorare! Perché se arriva una persona piena di se stessa, superba, vanitosa, senza un minimo di spirito di mortificazione … per quanto un superiore si sforzi di formarne un santo, se non si lascia modellare, si spezzerà, si farà a pezzi, si farà tanto chiasso, ma non si formerà un santo.
Per questo, allontanate da voi l’amor proprio, spogliatevi dell’“io”, cacciate da voi la superbia e non contemplate eccessivamente questo somarello del nostro corpo, perché, se l’accontentiamo troppo, si rafforza e la nostra natura ci farà sempre vergognare, perché ci chiederà cose sempre diverse da quelle che fanno piacere al Signore. Il nostro corpo è il peggiore nemico dell’anima, perché non vuole che avanzi nella santità. Diventiamo esigenti; con questo non voglio dirvi di usare la disciplina, né di fare grandi penitenze, ma di contrariarlo in quello che chiede. Vuole essere compatito? ditegli: chi credi di essere per essere compatito …! così dategli sempre il contrario di quanto chiede.
Supplicate il Signore perché vi aiuti a santificarvi e pregate, perché questa povera Madre possa esservi sempre di buon esempio. Io, figlie mie, posso far poco e non so neppure se ho ancora un corpo; mi mancano le forze, quasi non posso camminare … non posso darvi nulla e piango per il tempo che ho perso nella mia vita, ma il Signore può onorarmi con la sofferenza e col dolore.
Pregate per me, come io faccio per voi, perché possa dare al Signore quello che mi chiede. Io pregherò il Signore per voi, perché nessun figlio e figlia, resti indietro nel cammino della propria santificazione, ma tutti possiate dargli quanto si aspetta da voi e a me dia la grazia di vedere tutti i figlie e le figlie dargli gloria e come passerotti volare verso la santità.
suor rifugio
PASQUA 2016
Carissimi nell'Amore Misericordioso,
la Pasqua, giorno di esultanza e di vittoria, è la risposta di Dio a questo nostro mondo, che vive una grossa crisi di valori, di confusione, di dittatura del pensiero unico e rischia di risucchiare anche noi nel suo vortice di una logica falsamente misericordiosa, rischiando di farci mettere in dubbio la nostra bella identità umana e cristiana. La risurrezione di Gesù, evento unico nella storia della Chiesa e del mondo, ci conferma che solo nella sequela di Gesù, solo nella legge di Dio si trova pace e serenità. Le norme che Dio dà al nostro vivere terreno, richiedono il dominio degli istinti primari, ma ci risparmiano il profondo dolore che viene dal rimorso, soprattutto se la trasgressione non ammette riparazioni efficaci, Solo Gesù è risorto per virtù propria dopo una morte che più certa non potrebbe essere. E questo ci dice che Dio c'è e ce lo dimostra con un evento così grande che nessuna scienza può dimostrare o ripetere. E' un evento soprannaturale mentre la scienza può speculare solo nell'ambito del naturale. L'ateismo è possibile solo per chi non vuole andare oltre l'umano ed anche in questo dimostra una grande miopia, perchè anche la natura rimanda al Creatore. Ma il tempo che viviamo sembra proprio guidato da persone dal pensiero malato, incagliato in un groviglio di idee insane. Non lasciamoci aspirare in questo vuoto che risucchia le anime nelle turbine del NICHILISMO.....
la Pasqua, giorno di esultanza e di vittoria, è la risposta di Dio a questo nostro mondo, che vive una grossa crisi di valori, di confusione, di dittatura del pensiero unico e rischia di risucchiare anche noi nel suo vortice di una logica falsamente misericordiosa, rischiando di farci mettere in dubbio la nostra bella identità umana e cristiana. La risurrezione di Gesù, evento unico nella storia della Chiesa e del mondo, ci conferma che solo nella sequela di Gesù, solo nella legge di Dio si trova pace e serenità. Le norme che Dio dà al nostro vivere terreno, richiedono il dominio degli istinti primari, ma ci risparmiano il profondo dolore che viene dal rimorso, soprattutto se la trasgressione non ammette riparazioni efficaci, Solo Gesù è risorto per virtù propria dopo una morte che più certa non potrebbe essere. E questo ci dice che Dio c'è e ce lo dimostra con un evento così grande che nessuna scienza può dimostrare o ripetere. E' un evento soprannaturale mentre la scienza può speculare solo nell'ambito del naturale. L'ateismo è possibile solo per chi non vuole andare oltre l'umano ed anche in questo dimostra una grande miopia, perchè anche la natura rimanda al Creatore. Ma il tempo che viviamo sembra proprio guidato da persone dal pensiero malato, incagliato in un groviglio di idee insane. Non lasciamoci aspirare in questo vuoto che risucchia le anime nelle turbine del NICHILISMO.....
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