lunedì 22 febbraio 2016
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
con l'arpa a dieci corde a lui cantate.
Cantate al Signore un canto nuovo,
con arte suonate la cetra e acclamate,
con arte suonate la cetra e acclamate,
perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell'amore del Signore è piena la terra.
dell'amore del Signore è piena la terra.
Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Come in un otre raccoglie le acque del mare,
chiude in riserve gli abissi.
chiude in riserve gli abissi.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.
comandò e tutto fu compiuto.
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini;
egli vede tutti gli uomini;
dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere.
e ne comprende tutte le opere.
Il re non si salva per un grande esercito
né un prode scampa per il suo grande vigore.
né un prode scampa per il suo grande vigore.
Un’illusione è il cavallo per la vittoria,
e neppure un grande esercito può dare salvezza.
e neppure un grande esercito può dare salvezza.
Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.
e nutrirlo in tempo di fame.
L'anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
È in lui che gioisce il nostro cuore,
nel suo santo nome noi confidiamo.
nel suo santo nome noi confidiamo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.
come da te noi speriamo.
Commento
Il salmo comincia con un’esortazione alla gioia. Infatti la tentazione della tristezza è sottile, porta l’anima a stancarsi nel perseverare nel bene e, alla fine, a rivolgersi al male come fonte sicura di consolazioni.
La tristezza non s’accompagna con la lode, ma con la lamentosità, e dunque bisogna mantenersi nella gioia per lodare il Signore, e del resto lodare il Signore mantiene nella gioia, quella vera, che non è euforia, ma realtà dell’amore.
Il salmista esorta ad allontanarsi dalla tristezza accompagnando la lode con la cetra, con l’arpa a dieci corde. La lode sia canto. Canto che nasce dall’amore, dal cuore, da un cuore puro. Non canto di bella voce, ma canto di bel cuore. “Cantate un canto nuovo”, esorta il salmista; il che vuol dire che il canto sia nuovo nell’amore. Si potranno usare le stesse parole, ma il canto sarà sempre nuovo se avrà la novità dell’amore. Non c’è atto d’amore che non possa dirsi nuovo se fatto con tutto il cuore.
“Con arte”, bisogna suonare, nell’esultanza e non nell’esaltazione.
Il salmista dice il perché della lode a Dio; perché “retta è la parola del Signore”, cioè non mente, costruisce, guida, dà luce, dà pace e gioia. E ogni opera sua è segnata dalla fedeltà all’alleanza che egli ha stabilito col suo popolo.
Egli ama il diritto e la giustizia, cioè la pace tra gli uomini, la comunione della carità, il rispetto dei diritti dell’uomo.
Egli ha creato le cose come dono all’uomo, per cui ogni cosa ha una ragione d’amore: “dell'amore del Signore è piena la terra”.
La creazione procede dal suo volere, dalla sua Parola. Tutte le cose sono state create con un semplice palpito del suo volere.
Le stelle, che nella volta celeste si muovono (moto relativo al nostro punto di vista) come schiere. Le acque del mare sono ferme come dentro un otre: esse non possono dilagare sulla terra. Nelle cavità profonde della terra ha confinato parimenti le acque abissali, che sfociano in superficie nelle sorgenti. Esse sono chiuse (“chiude in riserve gli abissi ”), e non diromperanno sulla terra unendosi a quelle dei mari e del cielo per sommergere la terra (Cf. Gn 1,6-10; 7,11).
Il salmista proclama il suo amore a Dio a tutta la terra, invitando tutti gli uomini a temere Dio, cioè a temere di offenderlo perché egli è infinitamente amabile. Gli abitanti del mondo tremino davanti a lui, perché misericordioso, ma è anche giusto giudice e non lascia impunito chi si ribella a lui. Egli è l’Onnipotente perché: “parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto”.
I popoli, le nazioni, che vogliono costruirsi senza di lui non avranno che sconfitta. I loro progetti sono vani, non avranno successo. Al contrario il disegno salvifico ed elevante del Signore rimane per sempre. Nessuno lo può arrestare. Esso procede dal suo cuore, cioè dal suo amore - “i progetti del suo cuore” - e rimane per sempre, per tutte le generazioni.
Il salmista poi celebra Israele; il nuovo Israele, quello che ha come capo Cristo, e del quale Israele un giorno farà parte (Rm 11,15).
Nessuno sfugge allo sguardo del Signore: “guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini”. E lui sa ben vedere il cuore dell’uomo poiché lui l’ha creato, e sa “comprendere tutte le sue opere”, perché sa vedere il merito o il demerito sulla base dell’adesione all’orientamento al bene del cuore, e alla grazia che egli dona.
La sua grazia è la forza dell’uomo nelle situazioni di difficoltà. L’uomo non deve credere di salvarsi dalle catastrofi sociali perché possiede cavalli, ma deve rivolgersi a Dio, che può “liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame”.
Il salmista, unito ai giusti, esprime una dolce professione di fede in Dio, una dolce speranza in lui: “L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo”; conclude poi con un’ardente invocazione: “Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo”.
La tristezza non s’accompagna con la lode, ma con la lamentosità, e dunque bisogna mantenersi nella gioia per lodare il Signore, e del resto lodare il Signore mantiene nella gioia, quella vera, che non è euforia, ma realtà dell’amore.
Il salmista esorta ad allontanarsi dalla tristezza accompagnando la lode con la cetra, con l’arpa a dieci corde. La lode sia canto. Canto che nasce dall’amore, dal cuore, da un cuore puro. Non canto di bella voce, ma canto di bel cuore. “Cantate un canto nuovo”, esorta il salmista; il che vuol dire che il canto sia nuovo nell’amore. Si potranno usare le stesse parole, ma il canto sarà sempre nuovo se avrà la novità dell’amore. Non c’è atto d’amore che non possa dirsi nuovo se fatto con tutto il cuore.
“Con arte”, bisogna suonare, nell’esultanza e non nell’esaltazione.
Il salmista dice il perché della lode a Dio; perché “retta è la parola del Signore”, cioè non mente, costruisce, guida, dà luce, dà pace e gioia. E ogni opera sua è segnata dalla fedeltà all’alleanza che egli ha stabilito col suo popolo.
Egli ama il diritto e la giustizia, cioè la pace tra gli uomini, la comunione della carità, il rispetto dei diritti dell’uomo.
Egli ha creato le cose come dono all’uomo, per cui ogni cosa ha una ragione d’amore: “dell'amore del Signore è piena la terra”.
La creazione procede dal suo volere, dalla sua Parola. Tutte le cose sono state create con un semplice palpito del suo volere.
Le stelle, che nella volta celeste si muovono (moto relativo al nostro punto di vista) come schiere. Le acque del mare sono ferme come dentro un otre: esse non possono dilagare sulla terra. Nelle cavità profonde della terra ha confinato parimenti le acque abissali, che sfociano in superficie nelle sorgenti. Esse sono chiuse (“chiude in riserve gli abissi ”), e non diromperanno sulla terra unendosi a quelle dei mari e del cielo per sommergere la terra (Cf. Gn 1,6-10; 7,11).
Il salmista proclama il suo amore a Dio a tutta la terra, invitando tutti gli uomini a temere Dio, cioè a temere di offenderlo perché egli è infinitamente amabile. Gli abitanti del mondo tremino davanti a lui, perché misericordioso, ma è anche giusto giudice e non lascia impunito chi si ribella a lui. Egli è l’Onnipotente perché: “parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto”.
I popoli, le nazioni, che vogliono costruirsi senza di lui non avranno che sconfitta. I loro progetti sono vani, non avranno successo. Al contrario il disegno salvifico ed elevante del Signore rimane per sempre. Nessuno lo può arrestare. Esso procede dal suo cuore, cioè dal suo amore - “i progetti del suo cuore” - e rimane per sempre, per tutte le generazioni.
Il salmista poi celebra Israele; il nuovo Israele, quello che ha come capo Cristo, e del quale Israele un giorno farà parte (Rm 11,15).
Nessuno sfugge allo sguardo del Signore: “guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini”. E lui sa ben vedere il cuore dell’uomo poiché lui l’ha creato, e sa “comprendere tutte le sue opere”, perché sa vedere il merito o il demerito sulla base dell’adesione all’orientamento al bene del cuore, e alla grazia che egli dona.
La sua grazia è la forza dell’uomo nelle situazioni di difficoltà. L’uomo non deve credere di salvarsi dalle catastrofi sociali perché possiede cavalli, ma deve rivolgersi a Dio, che può “liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame”.
Il salmista, unito ai giusti, esprime una dolce professione di fede in Dio, una dolce speranza in lui: “L’anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo”; conclude poi con un’ardente invocazione: “Su di noi sia il tuo amore, Signore, come da te noi speriamo”.
PREGHIERA:
SIGNORE, TI RINGRAZIO PER LA TUA FEDELTA' AMOROSA DA CUI CI SENTIAMO AVVOLTI, RISCALDATI E PROTETTI. TU DONI SERENITA' E UN SICURO FONDAMENTO ALLA NOSTRA SPERANZA..
Beato l'uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
e coperto il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
e nel cui spirito non è inganno.
Tacevo e si logoravano le mie ossa,
mentre ruggivo tutto il giorno.
mentre ruggivo tutto il giorno.
Giorno e notte pesava su di me la tua mano,
come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità”
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: “Confesserò al Signore le mie iniquità”
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell'angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
nel tempo dell'angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall'angoscia,
mi circondi di canti di liberazione:
mi circondi di canti di liberazione:
“Ti istruirò e ti insegnerò la via da seguire;
con gli occhi su dite, ti darò consiglio.
con gli occhi su dite, ti darò consiglio.
Non siate privi d'intelligenza come il cavallo e come il mulo:
la loro foga si piega con il morso e le briglie,
se no, a te non si avvicinano”.
la loro foga si piega con il morso e le briglie,
se no, a te non si avvicinano”.
Molti saranno i dolori del malvagio,
ma l'amore circonda chi confida nel Signore.
ma l'amore circonda chi confida nel Signore.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia!
Commento
L’autore del salmo ha fatto la gioiosa esperienza del perdono di Dio: "Beato l'uomo a cui è tolta la colpa e coperto il peccato". L'umiltà di ammettere il proprio peccato e chiederne perdono a Dio ottiene che la colpa venga tolta, ma anche "coperta", poiché l'umile con l'aiuto di Dio fa dimenticare agli uomini il proprio passato di peccato mediante la carità. Perciò è beato chi si è riconciliato con Dio e "nel cui spirito non c'è inganno". La conseguenza è che Dio nel giudizio “non (gli) imputa il delitto”. L’autore presenta poi la sua situazione di dolore, di agitazione, quando era nel peccato e Dio lo colpiva col suo salutare castigo: “Giorno e notte pesava su di me la tua mano, come nell'arsura estiva si inaridiva il mio vigore”; ma poi, umile, ha manifestato a Dio il proprio peccato. L’ha manifestato, confessato, ammesso. Prima non lo voleva ammettere e si poneva davanti a Dio giustificando il suo errore, ma Dio glielo imputava incessantemente gravando su di lui la mano.
A motivo della misericordia di Dio, dice il salmista, “ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia”, sicuro di avere aiuto. Il “tempo dell’angoscia” è qui distinto dal tempo del castigo: è il tempo delle sventure del giusto. Ma il giusto sa che Dio è bontà infinita, proprio perché è sempre pronto al perdono. Quando si scateneranno le catastrofi sociali, “quando irromperanno grandi acque”, il giusto non sarà inghiottito dall’odio, perché Dio è il suo rifugio.
Il salmista poi fa parlare Dio. Dio promette, con promessa immutabile, che chi rimarrà con lui diventerà saggio, conoscerà la via da seguire in mezzo ai percorsi di labirinto degli uomini. Dio dice che volendo accanto a sé l’uomo è pronto ad usare le maniere forti: “il morso e le briglie”. L’autore ha sperimentato “il morso e le briglie”, cioè tutti gli impedimenti che Dio nel suo amore gli ha messo dinanzi, perché non andasse lontano da lui. L’empio, invece, che rompe “il morso e le briglie”, corre verso la rovina e i dolori. Al contrario il giusto è circondato dalle premure del Signore.
L’autore ispirato termina il salmo con un invito a prendere coscienza del grande dono dell’unione con Dio: “Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!”.
PREGHIERA:
PADRE,FA' CHE OGNI UOMO POSSA ACCOSTARSI ALLA SORGENTE DELLA GRAZIA MERITATA DA CRISTO, ATTRAVERSO LA CONFESSIONE DEI PROPRI PECCATI E NELLA PREGHIERA FIDUCIOSA E COSTANTE; TUTTE LE TRIBOLAZIONI CHE SOPRAGGIUNGERANNO A CAUSA DEL PECCATO SARANNO PER NOI GRAZIA DI SALVEZZA E DI REDENZIONE. LIBERACI DAI PECCATI CHE UMILMENTE RICONOSCIAMO E CONCEDICI LA PACE RISERVATA A CHI OTTIENE IL PERDONO DELLE PROPRIE COLPE..... AMEN
A motivo della misericordia di Dio, dice il salmista, “ti prega ogni fedele nel tempo dell’angoscia”, sicuro di avere aiuto. Il “tempo dell’angoscia” è qui distinto dal tempo del castigo: è il tempo delle sventure del giusto. Ma il giusto sa che Dio è bontà infinita, proprio perché è sempre pronto al perdono. Quando si scateneranno le catastrofi sociali, “quando irromperanno grandi acque”, il giusto non sarà inghiottito dall’odio, perché Dio è il suo rifugio.
Il salmista poi fa parlare Dio. Dio promette, con promessa immutabile, che chi rimarrà con lui diventerà saggio, conoscerà la via da seguire in mezzo ai percorsi di labirinto degli uomini. Dio dice che volendo accanto a sé l’uomo è pronto ad usare le maniere forti: “il morso e le briglie”. L’autore ha sperimentato “il morso e le briglie”, cioè tutti gli impedimenti che Dio nel suo amore gli ha messo dinanzi, perché non andasse lontano da lui. L’empio, invece, che rompe “il morso e le briglie”, corre verso la rovina e i dolori. Al contrario il giusto è circondato dalle premure del Signore.
L’autore ispirato termina il salmo con un invito a prendere coscienza del grande dono dell’unione con Dio: “Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!”.
PREGHIERA:
PADRE,FA' CHE OGNI UOMO POSSA ACCOSTARSI ALLA SORGENTE DELLA GRAZIA MERITATA DA CRISTO, ATTRAVERSO LA CONFESSIONE DEI PROPRI PECCATI E NELLA PREGHIERA FIDUCIOSA E COSTANTE; TUTTE LE TRIBOLAZIONI CHE SOPRAGGIUNGERANNO A CAUSA DEL PECCATO SARANNO PER NOI GRAZIA DI SALVEZZA E DI REDENZIONE. LIBERACI DAI PECCATI CHE UMILMENTE RICONOSCIAMO E CONCEDICI LA PACE RISERVATA A CHI OTTIENE IL PERDONO DELLE PROPRIE COLPE..... AMEN
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