venerdì 5 giugno 2015

Testamento spirituale di Madre Speranza
-Tutto per amore –
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, scrivo ai miei amati figli e alle mie amate figlie questo Testamento.
Alla Santissima Vergine affido tutti i miei figli e le mie figlie, le mie due amate Congregazioni e tutti i poveri in esse accolti.
Desidero lasciare ai miei figli e alle mie figlie la preziosa eredità che io gratuitamente e senza alcun merito ho ricevuto dal buon Gesù.
Questi beni sono:
una fede viva nell’Eterno Padre, nel suo divin Figlio, nello Spirito Santo, nel santo Vangelo, nella santa Eucaristia, nel trionfo della Resurrezione e della Gloria del buon Gesù e in tutto quanto insegna la nostra santa Madre Chiesa, cattolica, apostolica, romana.
Una ferma speranza, una carità ardente, un amore forte al buon Gesù e le Costituzioni dettate da Lui e scritte con tanta fede e fiducia da questa povera creatura, affinché i miei amati figli e le mie amate figlie siano ricchi per l’eternità, poiché praticandole alla lettera, esse saranno il consistente capitale che li arricchirà nella Patria celeste: li avverto che il buon Gesù si incaricherà di fare giustizia nei confronti di tutti quei figli e figlie che guardando a queste loro amate Costituzioni senza amore e rispetto, tralascino di compiere ciò che esse ordinano o ardiscano cambiare o correggere qualcosa di ciò che appartiene allo spirito e al fine di queste sante Costituzioni.
Desidero che tutti i miei figli e figlie siano molto poveri di beni materiali, ma molto ricchi di virtù, soprattutto delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, virtù che rappresentano la Passione e morte del nostro divin Maestro e sono quelle che devono risplendere nel Figlio e nell’Ancella dell’Amore Misericordioso insieme con la fede, la speranza e la carità.
Raccomandazioni che faccio ai miei amati figli e alle mie amate figlie:
Siate umili, amatevi mutuamente, allontanate da voi i giudizi temerari, non ambite mai ad incarichi o posti elevati, abbandonatevi nelle mani dell’obbedienza come bambini piccoli; non discutete, né altercate; non preoccupatevi di cose di cui non siete stati incaricati; siate molto caritatevoli e amanti del’orazione; perché il primo mezzo per conseguire la grazia e la gloria è l’orazione; camminate sempre per il sentiero stretto della mortificazione; lavorate per conseguire il distacco e il disprezzo di voi stessi, che otterrete attraverso la conoscenza del nostro Dio, del suo amore e la conoscenza del nostro nulla e delle nostre miserie; sforzatevi di fare sempre e in tutto la volontà del nostro Dio e cercate solo la sua gloria e mai la vostra.
Guardatevi, figli miei, da ogni avarizia; cercate di non essere attaccati alle cose terrene, poiché il Figlio e l’Ancella dell’Amore Misericordioso devono dedicarsi alla carità, alle cose divine e spirituali e lo conseguiranno facilmente se i loro cuori saranno fissi nel buon Gesù.
State molto attenti a non occuparvi di interessi estranei alla vostra vocazione e al vostro stato; non immischiatevi mai in affari mondani che contrastino con la vostra vocazione, neppure a titolo di carità o di prudenza.
Supplica che rivolgo al buon Gesù nel momento della morte del mio corpo e la vita della mia anima, in nome della misericordia e dell’amore del mio Dio: chiedo al buon Gesù che siano Lui e la Gloria di Dio il movente delle azioni di tutti i figli e le figlie; che Egli sia sempre il loro avvocato e li difenda dai nemici delle rispettive Congregazioni ripetendo in favore di questi: “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno”:
Fa’, Gesù mio, che nell’ora della morte tutti i figli e le figlie, pieni di amore e di fiducia, possano dire ciò che io ti dico in questo momento, confidando nella tua carità, amore e misericordia: “Padre mio, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Lo sbocciare di una vita
Il profumo inebriante dei fiori di arancio (zagara) nell’orto murciano forse invase l’aria quel 30 settembre 1893 che vide nascere la piccola Giuseppa Alhama Valera.
Maggiore di nove fratelli, di famiglia molto povera, nasce in una baracca del Siscar, nel Comune di Santomera – Murcia (Spagna). Fu battezzata nella chiesa parrocchiale dedicata alla Vergine del Rosario. Suo padre, Giuseppe Antonio, era bracciante con poco lavoro in una terra, a volte arsa dal sole spagnolo di levante, e in quel tempo con scarsa irrigazione, e altre volte sommersa da catastrofiche inondazioni, che quasi sempre causavano qualche vittima umana.
Giuseppa cresce vivace e intelligente, giocherellona e birichina come tutti i bambini. Una bambina sveglia, attiva e dotata di una innata, straordinaria pietà. Le sue monellerie sono tipiche dell’età, anche se qualcuna già impregnata del soave profumo di santità. Tra i sette e gli otto anni la portano nella casa del parroco di Santomera e là viene educata dalle due sorelle del sacerdote, Agnese e Maria.
A nove anni, spinta dal grande desiderio di fare la prima Comunione, che a quel tempo si faceva a dodici anni, una mattina che celebrava la Messa un sacerdote forestiero, approfitta dell’occasione per “rubare” Gesù e incomincia con Lui una relazione d’intimità che durerà tutta la vita.
La ricerca vocazionale
In piena gioventù va maturando il desiderio di dedicare tutta la vita al suo amico Gesù e alla gente povera e bisognosa che lei ben conosce. Ansiosa di scoprire la volontà di Dio su di lei, si reca nei luoghi della sofferenza umana., ma il discernimento non è facile. Le sarebbe piaciuto assistere i malati, ma in un ospedale, meravigliandosi del poco interesse dimostrato davanti ad un moribondo da una religiosa che l’accompagnava, questa le disse; “Tranquilla, presto anche il tuo cuore diventerà indifferente”. Ma la buona Giuseppa replicò: “Prima che s’indurisca il mio cuore, preferisco andar via”. E così fece.
 ventun’anni decide di realizzare il sogno della sua vita: consacrarsi a Dio nella vita religiosa. Il 15 ottobre, festa di S. Teresa d’Avila, “ ... lasciai la casa paterna con la grande aspirazione di essere santa, di assomigliare un poco a Santa Teresa ... che non si spaventava di nulla ... Volevo essere come lei e partii da casa quel giorno, lasciando mia madre a letto malata, senza la speranza di poterla rivedere” (Exhor. 15.10.1965).
Entra a Villena (Alicante) nell’ultimo e povero convento delle Figlie del Calvario, ormai in via di estinzione. Qui riceve il nome di Speranza nel momento della professione religiosa. Le Figlie del Calvario, poco tempo dopo, si aggregano all’Istituto delle Missionarie Claretiane, che si dedicano all’insegnamento. Anche Speranza entra a far parte di questo Istituto, nel quale fa la sua professione perpetua.
Imparando ad Amare
Questi primi anni della sua vita religiosa sono contrassegnati da una serie di prove e sofferenze fisiche e morali, attraverso le quali il Buon Gesù, come lo chiamava lei, va scalpellando il suo legno per prepararla alla missione che l’attende. Impara la scienzadell’amore rendendosi disponibile come una scopa, fissando lo sguardo nella Croce di Gesù e andando incontro ai poveri.
Tra l’ammirazione di alcuni e la diffidenza di altri, quanti vivono con lei si accorgono che Dio le concedenumerose grazie straordinarie. Pesanti sofferenze fisiche si accompagnano a consolanti esperienze mistiche. Oggi, dopo tanto tempo, vediamo chiaramente che Dio aveva posato lo sguardo sulla sua umile ancella e lacustodiva per eseguire uno speciale progetto a beneficio dell’umanità. Sarebbe stata custode di un carisma straordinario: incaricata di diffondere nel mondo la devozione all’Amore Misericordioso.
Furono i suoi direttori spirituali, coloro che dalla privilegiata prospettiva della sua anima aperta come un libro, poterono intravedere la sua missione e prepararla convenientemente.
Così come per la maggioranza dei santi, si avvicendarono in Madre Speranza malattie gravissime e guarigioni inspiegabili.
Nel Natale del 1927 avviene un episodio decisivo per comprendere quanto Dio vuole da lei. Appartiene alla comunità ubicata in via Toledo a Madrid, in una casa che non è di proprietà della Congregazione delle Clarettiane ma di un’Associazione di donne cattoliche. Madre Speranza prepara, con l’aiuto della Provvidenza, un pranzo percirca quattrocento poveri che, affamati, riempono la casa. Una signora dell’Associazione arriva in quel momento: “” mi chiede “Chi le ha dato il permesso di far entrare qui questa gente a sporcare tutto?” No signora, non sono venuti a sporcarle niente ma a mangiare perché è Natale…”Si guardi bene dal portare un’altra volta qui i poveri; questo lo potrà fare quando la casa sarà sua”. Molto rattristata andai dal Signore e Lui mi disse: Speranza, dove non possono entrare i poveri non entrare neanche tu. Fuori da questa casa!...Signore, dove devo andare?(Esortazioni 15.08.66)
Come per S. Teresa, Dio la chiamava non ad una vita tranquilla e comoda o ad una congregazione stabile e comune, ma ad una contemplazione altissima e ad una carità premurosa.
Le ancelle ed i poveri
La notte di Natale del 1930, in un minuscolo appartamento in via Velazquez, a Madrid, con l’aiuto economico della contessa di Fuensalida e l’assistenza spirituale di don Stefano Ecay, Madre Speranza di Gesù può emettere i suoi voti con alcune suore che l’hanno seguita nella nascente Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Povere come Gesù a Betlemme, mangiano un po’ di zuppa di cavoli, dormono per terra, appoggiando la testa sull’unico materasso che hanno…e sono piene di gioia ed entusiasmo.
I bambini saranno i primi beneficati e anche i poveri, gli anziani e i sacerdoti. Nonostante l’incomprensione, l’opposizione e la persecuzione continueranno a tendere insidie.
Continuerà la sequenza di prove che caratterizzano la presenza di Dio nelle anime veramente grandi. Il Vescovo di Madrid nega la sua benedizione e approvazione e ordina e comanda che nessuno l’aiuti o collabori con lei. Non avendo il permesso di conservare nella Cappella il Santissimo, per trent’anni, ogni mattina, bambine e suore andavano in fila alla parrocchia più vicina.
Con grande spirito d’iniziativa e un’instancabile attività, aiutata dalla Provvidenza e dalle mediazioni umane tra le quali eccelle la sua grande benefattrice e amica intima Maria Pilar de Arratia, nel giro di pochi anni apre in Spagna dodici case per bambini poveri e bisognosi, per anziani e malati assistiti anche a domicilio. Sono le comunità di Madrid, Al faro, Bilbao, Larrondo, Colloto, Hecho, Ochandiano, Menagaray, Santurce, Sestao, San Sebastian e Villava.
Madre Speranza dice che alla porta di tutte queste case ci dovrebbe essere scritto: “Bussate poveri e sarete soccorsi, bussate sofferenti e sarete consolati, bussate ammalati e sarete assistiti, bussate orfani e nelle Ancelle dell’Amore Misericordioso troverete delle madri” (Circolari 06.07.41)
Le terribili guerre
L’attività continua, ancora più intensa, quando nel 1936 scoppia la guerra civile in Spagna con tutti i drammi che portà con sé. In questo periodo la Madre fa il suo primo viaggio a Roma, accompagnata dalla fedelissima Pilar de Arratia, per iniziare anche lì, un intenso lavoro fra i poveri della periferia romana, sulla via Casilina.
Contemporaneamente deve difendersi davanti al Sant’Ufficio di accuse e diffamazioni sulla sua persona e sulla Congregazione appena nata. Pilar è il suo angelo difensore, la sua confidente e il suo migliore appoggio in questo momento tra i più duri della sua vita.
Mentre è a Roma, scoppia la seconda guerra mondiale, tra i bombardamenti e le minacce dei tedeschi, insieme alle suore accoglie bambini, nasconde profughi senza badare alle loro ideologie, cura i feriti dei bombardamenti, dà da mangiare a migliaia di operai e bisognosi in mense improvvisate, consola tutti.
L’attività caritativa a Roma raggiunse livelli difficilmente credibili. Pranzi miracolosi in grande quantità per i poveri, migliaia di persone che accorrono per ripararsi con la persona della Madre quando l’allarme annuncia i bombardamenti e questa donna spagnola che prende ago e filo e una bacinella d’acqua pulita e lava le viscere, cuce le ferite, ricompone i corpi mutilati, promette con forza la sopravvivenza e la guarigione.
Nell’agosto del 1944 muore Pilar, lasciando un vuoto enorme nella sua vita. Superata questa prova, riprende le attività, i viaggi, le nuove iniziative.
Il dopo guerra è duro, sia in Italia che in Spagna; sono tante le ferite da curare e lei lavora, incoraggia, organizza con ritmo instancabile. Per l’anno santo del 1950 è completata la Casa generalizia di Roma per accogliere i pellegrini di quell’anno e degli  anni successivi. Vanno sorgendo, via via, nuove fondazioni in Italia: Todi, Gubbio, Pavia, Genova, Vazzola, Borsea, Francenigo, Perugia, Rieti, Col fosco, Fratta Todina.

Una sola Famiglia
La nuova Congregazione dei Figli ha come fine principale l’unione con i sacerdoti del clero diocesano, per venire incontro, insieme a loro, a tutte le povertà degli uomini, con un cuore misericordioso. Si estendono nel mondo insieme alle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Nel cuore di Madre Speranza le due Congregazioni delle AAM e dei FAM costituiscono una sola Famiglia, divisa in sei componenti che vogliono abbracciare tutti i campi nei quali si può manifestare la misericordia del Signore. “Queste due Congregazioni sono una stessa cosa, con lo stesso titolare, l’esercizio della carità senza limiti e filgi della stessa Madre”  ( Usanze FAM,II, Cap. 15)
Vivete, figli miei, sempre uniti come una forte pigna, uniti sempre per santificarvi, per dare gloria al Signore e per fare bene alle persone che trattano con voi” (Esortaz.)
Con le braccia aperte
Collevalenza è il posto dove Madre Speranza trascorre gli ultimi trenta anni della sua vita, intercalando, nei primi anni, i lavori del Santuario ed edifici annessi, con frequenti viaggi nelle comunità che si sviluppano. In questo momento culminante della sua vita dice di sentirsi come una flauta che diffonde la melodia della misericordia, come un fazzoletto per asciugare le lacrime, o come la portinaia del Buon Dio che apre le braccia a tutti per avvicinarli al suo cuore di Padre.
Non ha mai voluto essere protagonista, si considerava sempre un semplice strumento del Signore, senza mai attribuirsi le cose meravigliose che Dio operava tramite lei. Era Gesù l’autore, il protagonista di Collevalenza, e lei un semplicestrumento nelle mani della Provvidenza.
Con le braccia sempre aperte per accogliere le tante persone che venivano ad incontrarsi con l’Amore misericordioso, la Madre come una brava portinaia ascoltava ognuno. L’afflusso dei pellegrini crebbe al punto tale che fu necessario regolarlo, fissare prenotazioni, incaricare una religiosa di tenere l’ordine e il disbrigo della corrispondenza.
La Madre Speranza ti riceveva con la nobiltà di una gentildonna spagnola – scrive un pellegrino italiano – sempre in piedi, appoggiata con una mano al bordo del tavolo, a causa della  poca salute; ti ascoltava attentamente, ti fissava con quel suo sguardo penetrante, ti incoraggiava, ti raccomandava di pregare l’Amore Misericordioso e prometteva di farlo anche lei. E lo faceva. A volte dedicava gran parte della notte a pregare davanti al crocifisso per ognuno di quelli che in quel giorno erano venuti a parlare con lei.
Se n’è andata in una giornata di neve
Progressivamente il suo fisico e la sua mente si consumavano. Ma dai suoi occhi si capiva che il suo cuore continuava ad ardere fino in fondo. Era palpabile che era stata e continuava ad essere uno straordinario canale di grazia nelle mani del Signore. Continuavano a giungere migliaia di pellegrini, ormai senza ordine né prenotazione. Aspettavano con entusiasmo e pazienza. Si accontentavano di vederla un momento, di ascoltarne la voce, di sapere che era viva. A mezzogiorno si affacciava un momento alla finestra. Pochissime parole di saluto, di incoraggiamento, prometteva ancora una volta preghiere…finché ha potuto.
La Madre trascorre gli ultimi anni della sua vita con un atteggiamento di donazione. Dice di voler essere come una patata che scompare sotto terra per dar vita a nuovi figli. Un giorno di inverno, quando la terra dorme in attesa della resurrezione, il Buon Gesù, che lei aveva rubato da piccola, venne anche Lui come un ladro, in punta di piedi, camminando sulla neve che copre le dolci colline dell’Umbria e ruba alla terra il corpo stanco e consumato nel servizio della misericordia della sua Speranza: sono le 8 del mattino dell’8 febbraio del 1983
Un pellegrino ferito
Il 22 novembre del 1981, il papa Giovanni Paolo II fa la sua prima uscita dopo l’attentato sanguinoso del 13 maggio dello stesso in piazza San Pietro, e viene, pellegrino quasi convalescente, a Collevalenza, per ringraziare l’Amore Misericordioso. Disse: “ Siamo venuti in visita a questo Santuario perché siamo debitori alla misericordia di Dio della nostra salute”.
Conosceva la Madre da quando era vescovo di Cracovia, ed era venuto due volte a trovarla e parlare con lei. La incontrò di nuovo, ma questa volta su una sedia a rotelle. Si avvicinò a lei, si chinò e le diede un bacio sulla fronte.
Non ci si sarebbe neppure immaginato un tale omaggio. Nello stesso anno il papa aveva promulgato l’enciclica “Dives in Misericordia”, che riassumeva, analizzava, approfondiva e proclamava al mondo che Dio è ricco in misericordia, un Padre buono, l’Amore misericordioso, quanto la Madre aveva vissuto e annunciato durante tutta la vita. A Collevalenza il papa disse “ Un anno fa ho pubblicato l’enciclica Dives in Misericordia. Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al Santuario dell’Amore Misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica…Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di San Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio come mio particolare compito”.
Preghiera per ottenere grazie
Per intercessione di Madre Speranza di Gesù.
“Padre di misericordia e Dio di ogni consolazione, ti ringraziamo del richiamo al tuo Amore Misericordioso offertoci nella vita e nella parola della Madre Speranza di Gesù. Donaci la sua stessa confidenza nel tuo amore paterno, e se è nei tuoi disegni darle la gloria che riservi a chi è fedele al tuo Spirito e rivela al mondo la bontà di Gesù, per sua intercessione, concedi la grazia…
(chiedere la grazia che si desidera ottenere per intercessione di Madre Speranza)
Te la chiediamo contando sull’aiuto di Maria, Mediatrice di quella misericordia che vogliamo cantare in eterno. Amen.
PADRE NOSTRO, AVE MARIA E GLORIA
Collevalenza è in Umbria, in provincia di Perugia, a 6 Km. a sud di Todi, sulla strada che congiunge Todi a Foligno.A Collevalenza è possibile trovare alloggio presso la Casa del pellegrino, un edificio moderno, nelle immediate adiacenze del Santuario.
È collegata all’autostrada del sole con il casello di Orte per chi viene dal Sud e con il casello diValdichiana per chi viene dal Nord.
È collegata alle Ferrovie dello Stato con le Stazioni di Terni per il Sud e con la Stazione di Perugia Ponte San Giovanni per il Nord, mediante la Ferrovia Centrale Umbra S. Sepolcro-Terni; per Collevalenza conviene scendere alla Stazione di Todi Ponte Rio o alla Stazione di Massa Martana.
Servizi di pullman
Da Roma ogni giorno feriale parte un pullman per Collevalenza, dalla Stazione Tiburtina alle 8,15 e alle 16.
Da Perugia, Piazza Partigiani, ogni giorno feriale parte un pullman per Collevalenza alle ore 14,30.


Non è una devozione o una dottrina nuova, ma tanto antica quanto Dio, il quale, spinto dall’amore e dalla misericordia e attirato dalla miseria dell’uomo, non esitò a sacrificare l’unico Figlio per la salvezza del mondo. Nel 1959, il 30 settembre, Mons. De Sanctis, compianto vescovo di Todi, inaugurava un’era di maggiore diffusione della devozione, erigendo canonicamente il Santuario dell’Amore Misericordioso.
Qualche mese dopo, il 2 marzo del 1960, lo stesso Sommo Pontefice Papa Giovanni XXII1° inviava al Santuario uno dei ceri destinati ai Santuari più celebri di tutte le Nazioni e il 3 aprile concedeva una Indulgenza Plenaria ai pellegrini ogni volta che avessero visitato il Santuario.
Il 22 novembre 1981 il Santo Padre Giovanni Paolo II° è venuto in pellegrinaggio al Santuario dell’Amore Misericordioso "per leggere di nuovo, di nuovo pronunciare, riconfermare, in qualche modo, il messaggio dell’Enciclica Dives in misericordia pubblicata un anno prima. Fin dall’inizio del mio ministero nella Sede di San Pietro a Roma - ha detto nel discorso dell’Angelus - ritenevo questo messaggio come mio particolare compito. La Provvidenza me lo ha assegnato". Nella Enciclica - tra l’altro aveva detto che "la Chiesa è autentica quando professa... quando proclama... e quando invoca la Misericordia di Dio" .
A ricordo di questo Suo pellegrinaggio il 17 aprile 1982 lo stesso Santo Padre Giovanni Paolo II° ha insignito il Santuario del titolo di basilica minore.
Del Santuario fu costruita nel 1955 la Cappella dell’Amore Misericordioso, poi il grande afflusso dei pellegrini in continuo progressivo aumento rese necessaria la realizzazione del nuovo Tempio (Basilica e Cripta) che il 31 ottobre 1965 fu consacrato da S.E. Mons. Fustella, vescovo di Todi e solennemente inaugurato da Sua Eminenza il Card. Ottaviani con altri 62 Vescovi da tutto il mondo.
Con il Santuario l’Architetto Julio Lafuente ha voluto creare un’opera ricca di simboli.
IL SANTUARIO
DELL’AMORE MISERICORDIOSO

DOVE DIO STA ASPETTANDO GLI UOMINI
"... non come un giudice per condannarli
e infliggere loro un castigo,
ma come un padre che li ama.
che li perdona,
che dimentica le offese ricevute
e non le tiene in conto".
COLLEVALENZA (PERUGIA)
Sulla strada nazionale Tiberina 3 bis, al 43° Km., a circa 120 Km. a nord di Roma, una indicazione stradale colpisce l’occhio di chi passa e lo invita pellegrino a Collevalenza:
Orari e Attività del Santuario (validi per l'anno 2015)
CELEBRAZIONI FESTIVE:
Mattino - S. Messe
6,30 - 8,00 - 9,00 - 10,00 - 11,30
Pomeriggio - S. Messe
ora legale: 17,00 - 18,30
ora solare: 16,00 - 17,30
Ore 17,30 - S. Messa Festiva il Sabato e vigilie di feste;
Dalle 17,00 alle 19,00 (Cappella del Crocifisso) Adorazione, Rosario, Vespri e Benedizione Eucaristica.
CELEBRAZIONI FERIALI:
6,30 - 7,30 - 10,00 - 17,00 S. Messa
Lunedì e Sabato ore 12,00 - S. Messa del Pellegrino
18,30 Vespri, Rosario, Novena.
LITURGIA DELLE ACQUE:
- l’orario indica l’inizio della liturgia di preparazione che si tiene in chiesa e alla quale si deve partecipare per poter accedere all’immersione;
- non si effettua in coincidenza di festività civile o religiosa;
- per gruppi superiori alle 15 persone è necessaria la prenotazione al numero del Centro Informazioni (075 895 82 82) almeno una settimana prima.
Da Marzo a Ottobre
Lunedì - ore 10,00
Giovedì - ore 15,30
Sabato - ore 15,30
COME SI EFFETTUA L’IMMERSIONE
Al termine della liturgia delle acque che si svolge in chiesa, i pellegrini, seguendo il sacerdote, si avviano processionalmente al piazzale delle piscine. Qui, dopo aver atteso il proprio turno, si giunge all’ingresso della Vasca, dove il personale addetto invita ad accomodarsi nel proprio box. Il pellegrino, svestendosi, deposita gli indumenti che ha indosso e si cinge con il telo che trova a disposizione. Giunto il proprio turno,viene fatto accomodare presso la Vasca, dove altri volontari lo attendono per aiutarlo nella preghiera e nel gesto di fede che si accinge a compiere. Il tutto si svolge in modo rispettoso e discreto. Una volta effettuato il bagno, senza asciugarsi, il pellegrino entra nuovamente nel proprio box e si riveste.
Per i portatori di handicap vi è una Vasca opportunamente attrezzata con una barella che viene fatta calare elettronicamente nell’acqua.
Per effettuare l’immersione NON SI DEVE portare nessun abbigliamento particolare, né accessori. L’acqua è riscaldata.
Da Novembre a Febbraio
Lunedì - ore 10,00
Sabato - ore 15,30
Vai a:
l'Acqua dell'Amore Misericordioso
SALA RICORDI E PRESEPIO:
Dalle 9,00 alle 12,30 - Dalle 15,00 alle 18,30
IL GIORNO 8 DI OGNI MESE:
ricorderemo Madre Speranza insieme ai Confratelli, Consorelle e Benefattori defunti soprattutto nelle SS. Messe delle ore 6,30 e 17,00
ATTIVITA':
Nel Santuario viene particolarmente curato:
il ministero delle Confessioni;
il lavoro con i Sacerdoti;



la Pastorale Familiare;
la Pastorale Giovanile.

Informatevi presso il Santuario per conoscere le varie iniziative
Tel. 075-8958.282
Fax 075-8958.283
C/C Postale 11819067

SANTUARIO DELL'AMORE MISERICORDIOSO - COLLEVALENZA (PG)
La Tomba “viva” della Madre Speranza
Per noi che comunichiamo più con i sentimenti che con le parole, tomba è sinonimo di morte, con la sua fredda immobilità assoluta. Eppure quando a Collevalenza i pellegrini visitano il sepolcro di Madre Speranza hanno tutt’altra sensazione: stanno alla presenza di una persona vivente. Presso la sua tomba, infatti, portano gli avvenimenti più significativi e importanti della vita: famiglia, problemi, speranze e progetti.
I fiori profumati e le candele accese, non sono forse altrettanti segni di vita che mani tremule, con emozione e fede, hanno depositato presso l’amata Fondatrice?
Osservando la tomba della Madre, vediamo descritta plasticamente la parabola del seme che Gesù applica a sé e a ciascuno di noi: “In verità in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” (Gv 12, 24). Sembra paradossale ma è così! Infatti il contadino quando lancia i semi tra i solchi, fa un atto di fede. La donna che seppellisce il tubero nel suo vaso di fiori, fa un gesto di speranza. Nell’ora del funerale di una persona cara compiamo, piangendo, lo stesso rituale: sotterriamo un corpo mortale e aspettiamo che sorga un corpo immortale segnato dal marchio della risurrezione finale.
Il pavimento di quell’umile tomba che conserva nella penombra della cripta le spoglie mortali della nostra Fondatrice seppellita nelle fondamenta del grandioso Santuario dell’Amore Misericordioso, sembra muoversi e sollevarsi. E’ ciò che fa il grano. Putrefatto, germina, spacca la zolla e spunta alla luce del sole, rivestito di splendore nuovo. Quella tomba vuol testimoniare che la Vita è più forte della morte e annunciare un mistero di Speranza che riempie di significato il nostro pellegrinaggio in questo mondo, dalle nostre ceneri sboccerà la vita eterna, grazie a Colui che ha risuscitato Gesù dai morti (cf. 1Cor. 15, 3-14).
Il popolo semplice può non intendere di alta teologia speculativa, ma raccolto in preghiera davanti al tumulo della Madre, sa che lì può sfogare le sue pene liberamente. Cerca quel luogo così raccolto per potersi ispirare e parlare familiarmente con una persona Santa, premurosa e dal cuore grande, molto vicina al Dio delle misericordie.
Infatti lei, dopo quell’otto febbraio 1983, morendo, cioè entrando nella Vita, ha smesso di essere anziana, illetterata e straniera. Ora, può ricevere tutti, a tempo pieno o… in diretta!.
Per caso, non è questa la missione permanente di una Serva di Dio?
Preghiamo con lei. “O mio Gesù: che tutti ti conoscano e amino e nell’ora della morte abbiano la certezza che li aspetta non un giudice severo e freddo per condannarli, ma un tenero Padre, pieno di amore e di misericordia che non considera le miserie e le colpe dei suoi figli, ma le perdona e dimentica”.
INFORMAZIONI PER CHI NON LO CONOSCE ANCORA
L'Acqua del Santuario dell'Amore Misericordioso
La Madre Speranza giunse nella frazione di Collevalenza, con il consenso del Vescovo di Todi Mons. Alfonso Maria De Sanctis, il 18 agosto 1951, insieme ai primi Figli dell'Amore Misericordioso e ad una piccola comunità di Ancelle.
Vi giunse condotta dalla Divina Provvidenza e già consapevole, per grandi linee, di ciò che avrebbe dovuto realizzarvi. Nel suo Diario infatti, in data 14 maggio 1949, si legge di una singolare premonizione: con l'aiuto divino e a prezzo di non pochi sacrifici, ella avrebbe realizzato un magnifico complesso incentrato attorno ad un Santuario dedicato all'Amore Misericordioso del Signore, comprendente anche strutture per l'accoglienza di pellegrini, di infermi e di Sacerdoti. Il tutto al fine di costituire un centro di richiamo per tante anime.
Non passò, infatti, molto tempo che, a poca distanza dal paese, si iniziarono ad inaugurare le nuove costruzioni: la Casa dei fam nel 1953; il Seminario minore nel 1954; la Cappella del Crocifisso nel 1955. Questa medesima Cappella fu poi eretta canonicamente come "Santuario dell'Amore Misericordioso" da Mons. De Sanctis, il 1° ottobre del 1959.
Frattanto il futuro dell'Opera andava chiarendosi anche per i Religiosi che stavano a fianco della Madre Speranza come primi discepoli e collaboratori. Un verbale comunitario, datato 28 aprile 1957, attesta:
"... La Madre, seguìta da alcuni fam, si reca a vedere un appezzamento di terreno e ci dice molte cose che meritano di essere scritte e tramandate...
Collevalenza diventerà qualcosa di grande. Come Lourdes è oggi meta di pellegrinaggi, fonte di tanti prodigi e dovunque conosciuta mentre ieri (la zona della grotta) era una squallida campagna, così domani nell'antico "roccolo" di Collevalenza sorgeranno tante costruzioni, vi sarà un grande Santuario dell'Amore Misericordioso, vi saranno pellegrinaggi e si rinnoveranno prodigi non meno che a Lourdes... Tutto ciò però quando la Madre non sarà più su questa terra"
Benché in queste righe non si parli ancora né di acqua, né di piscine, l'esplicito riferimento a Lourdes fa già intravedere gli sviluppi successivi.
Collevalenza diventerà qualcosa di grande... meta di pellegrinaggi, fonte di tanti prodigi... nell'antico "roccolo" di Collevalenza sorgeranno tante costruzioni, vi sarà un grande Santuario dell'Amore Misericordioso, vi saranno pellegrinaggi e si rinnoveranno prodigi... Tutto ciò però quando la Madre non sarà più su questa terra".
Il Pozzo e le Piscine
Si può dire che il piccolo paese di Collevalenza, nella sua storia, abbia sempre sofferto per la mancanza di acqua potabile; e in quegli anni il Comune di Todi cercava di supplirvi con erogazioni periodiche a mezzo di autobotti.
In questo contesto, la volontà divina in merito al Pozzo e alle Piscine si fece esplicita: si era agli inizi dell'anno 1960. Le circostanze vengono egregiamente descritte dalla Segretaria Generale delle Ancelle: "Nostra Madre ha ricevuto l'ordine di realizzare alcune Piscine per il bagno dei malati e le è stato indicato il punto dove troverà l'acqua necessaria. Nostra Madre, sempre fedele ai comandi di Colui che non sbaglia, né dà ordini in maniera vana, si dispone ad iniziare un pozzo lì dove le è stato detto che troverà l'acqua, cioè a fianco della futura "Basilica dell'Amore Misericordioso", tra questa e la futura "Casa della Giovane"". Più oltre prosegue: "Al "nemico del bene" urta che si progettino delle piscine per il bagno dei malati (la qual cosa fa ben comprendere come queste piscine produrranno tanto del bene), e contrasta in ogni modo a nostra Madre a causa del pozzo, e la minaccia dicendole che se farà uso della trivella, la romperà; che romperà tutte quelle che verranno portate e non ce ne saranno a sufficienza in tutta l'Umbria".
E in effetti l'escavazione del Pozzo fu, a dir poco, snervante sia per la profondità che si dovette raggiungere (122 metri), sia per la serie, umanamente inspiegabile, di complicazioni meccaniche e tecniche che si verificarono; per la Madre Speranza, poi, si aggiunsero numerose vessazioni del maligno. I lavori dell'intero progetto durarono precisamente 10 mesi: dal 1° febbraio al 1° dicembre del 1960, giorno in cui fu istallata sull'apposita colonna la statua in marmo di Maria Mediatrice.
Si iniziò la perforazione del Pozzo con una trivella a mano, azionata da uno dei Religiosi, con la quale si raggiunse la profondità di 9 metri. Successivamente, ai primi di marzo, si conferì l'incarico all'impresario locale Giuseppe Salici il quale, dopo aver anch'egli adottato una trivella (spezzatasi a 12 metri di profondità), proseguì fino a 23 metri realizzando un "pozzo romano". Non potendo proseguire oltre con tale tecnica, ai primi di aprile, ci si accordò finalmente con una ditta specializzata, per la perforazione di un pozzo artesiano: la ditta Guido De Togni di Isola della Scala (VR).
Quando il dubbio iniziava già a serpeggiare anche in casa e i commenti di molti all'esterno si facevano malevoli, nel pomeriggio del 6 maggio, la sonda di perforazione, dopo essere rimasta incagliata in profondità per più di un'ora, finalmente incontrò un'abbondante falda acquifera, a 92 metri: fu una vera liberazione!
In quella occasione la Madre Speranza, andata in estasi presso il Pozzo, pronunciò parole di commosso ringraziamento e di fiduciosa implorazione.
Altre falde acquifere furono poi trovate a 114, 120 e 122 metri.
Meno problematica, invece, fu la realizzazione delle Piscine, progettate dall'architetto Julio Lafuente, e la sistemazione dell'area circostante: gettate le fondazioni il 22 agosto, tutto fu ultimato per il 1° dicembre dei quello stesso anno.
Le finalità dell'Acqua del Santuario
E' questo sicuramente il punto più importante del discorso: comprende il nesso che intercorre tra le piscine ed il Santuario; e, più in particolare, le finalità specifiche per le quali la Divina Provvidenza ha voluto quest'Acqua.
Per dare risposta a queste domande esiste una sola via: ricorrere a tutto ciò che la Madre Speranza ha detto o ha scritto al riguardo, quale autorevole interprete dei voleri divini; perlomeno fare riferimento almeno alle cose più essenziali che Essa ha detto.
La risposta più autorevole, probabilmente, ci viene dalla "pergamena" che il giorno 14 luglio 1960 fu gettata con apposito contenitore in fondo al Pozzo, durante una sobria cerimonia a metà circa dei lavori. Si tratta di parole ricevute dalla Madre Speranza durante un'estasi del 3 aprile precedente, aventi fin dall'intestazione un valore particolarmente ufficiale. Dice il testo:
"Decreto. A quest'acqua e alle piscine va dato il nome del mio Santuario. Desidero che tu dica, fino ad inciderlo nel cuore e nella mente di tutti coloro che ricorrono a te, che usino quest'acqua con molta fede e fiducia e si vedranno sempre liberati da gravi infermità; e che prima passino tutti a curare le loro povere anime dalle piaghe che le affliggono per questo mio Santuario dove li aspetta non un giudice per condannarli e dar loro subito il castigo, bensì un Padre che li ama, perdona, non tiene in conto, e dimentica"..
Da qui, appunto, trae ispirazione una delle frasi scolpite sulla facciata delle Piscine: "Usa quest'acqua con fede e amore, sicuro che ti servirà di refrigerio al corpo e di salute all'anima".
Le finalità taumaturgiche di quest'Acqua e la sua interdipendenza con l'azione pastorale del Santuario sono parimenti espresse nella "Preghiera per il Santuario", composta dalla stessa Fondatrice:
"... Benedici, Gesù mio, il tuo grande Santuario e fa che vengano sempre a visitarlo da tutto il mondo: alcuni a domandarti la salute per le proprie membra straziate da malattie che la scienza umana non sa curare; altri a chiederti perdono dei propri vizi e peccati; altri, infine, per ottenere la salute per la propria anima annegata nel vizio... E fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo Santuario le persone del mondo intero, non solo col desiderio di curare i corpi dalla malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale".
Ulteriori precisazioni sulle finalità dell'Acqua ci vengono da altre parole della Madre Speranza. Il 6 febbraio del 1960, quando ancora si era ai primi tentativi di perforazione del Pozzo, partecipando ad un atto comunitario con i suoi Religiosi, così illustrò loro gli scopi dell'Opera: "La Madre... prende occasione per dirci che nell'orto si dovrà trovare l'acqua e che questa dovrà alimentare le Piscine dell'Amore Misericordioso; che a quest'acqua il Signore darà il potere di curare dal cancro e dalla paralisi, figure delle anime in peccato mortale e in peccato veniale abituale".
Questi concetti tornano, ancor meglio sviluppati, nell'estasi avuta presso il Pozzo il 6 maggio, giorno del rinvenimento della prima falda acquifera:
"... Ti ringrazio, Signore! Dà la forza a quest'acqua di guarire il cancro e la paralisi, uno figura del peccato mortale e l'altra del peccato abituale... Il cancro uccide l'uomo, lo disfa; la paralisi lo rende inutile, no lo fa camminare... Dà all'acqua la virtù di far guarire i malati, i malati poveri che non hanno mezzi, anche con una sola goccia d'acqua... Sia quest'acqua la figura della tua grazia e della tua misericordia".
Occorre ancora precisare che, tra le diverse forme di cancro, la Madre Speranza capì chiaramente che occorreva fare una specifica menzione per la leucemia.
La apertura ufficiale delle Piscine
Benché nel novembre del 1960 fosse ormai tutto pronto (Pozzo, Piscine e persino il personale sanitario) la Provvidenza volle che l'uso delle Piscine fosse consentito solo dopo una attesa lunga di 18 anni.
Piuttosto che accennare a questo episodio con la pretesa di individuare responsabilità o titubanze di singoli uomini, è certamente più opportuno limitarsi a rilevare come anche in questa circostanza rifulse "la fede della Madre, l'immolazione della sua obbedienza, il suo pieno abbandono al mistero della divina volontà".
Furono certamente ispirate, a questo proposito, le considerazioni fatte in quei giorni da Mons. Norberto Perini, arcivescovo di Fermo, che era di passaggio a Collevalenza: "(Egli) conferisce con la Madre e la esorta ad aver tanta fiducia e perseveranza perché l'opera del Santuario e delle piscine, essendo un'opera di Dio, se pure attraverso difficoltà e sofferenze, deve andare avanti e il Signore stesso si incaricherà di rimuovere gli ostacoli e superare le difficoltà".
E infatti, con lettera del 19 novembre 1978, il Vescovo di Todi Mons. Decio Lucio Grandoni concedeva il permesso dell'uso delle Piscine a decorrere dal 1° marzo dell'anno successivo. La lettera si chiudeva con questo auspicio: "Confido con questo atto, che pongo nelle mani di Cristo Re, di aver corrisposto alla volontà divina".
I 18 anni di attesa non furono certamente inoperosi. In essi si poterono completare tutte le altre strutture del complesso: la Casa della Giovane nel 1962; la nuova Basilica nel 1965; la Casa del Pellegrino nel 1967; la Casa per gli Infermi nel 1973.
E l'Acqua del Santuario, che nel frattempo veniva regolarmente attinta a livello "privato", iniziò subito a svolgere la sua azione taumaturgica.
Un altro segno
Per una migliore comprensione conviene ricordare ciò che accadde al Pozzo il giorno 14 settembre 1960, festa liturgica dell'Esaltazione della S. Croce. Da una ventina di giorni si cercava di capire come mai l'acqua venisse molto torbida e quale potesse essere la tecnica d'intervento più adatta a superare l'inconveniente. D'improvviso, alle 9,30 del mattino, alla presenza della Madre Speranza e di alcuni testimoni, il pozzo si illuminò all'interno, per un paio di minuti, cosicché tutti poterono vedervi dentro, chiaramente, fino al fondo. Si scorse anche un rigagnolo fangoso che da una certa altezza si riversava sull'acqua sottostante rendendola torbida.
E' possibile vedere in questa circostanza davvero singolare una sorta di "segno catechetico"? Probabilmente, sì. Anche il "pozzo del dolore" che generalmente è oscuro e melmoso può rischiararsi e purificarsi: questo può avvenire o attraverso un pieno ristabilimento, frutto dell'onnipotenza divina, o attraverso una serena ed esemplare accettazione del proprio male, fino a far propria l'eroica espressione della Madre Speranza: "Ti ringrazio, o Signore, che mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire"..
Questa, dunque, sembra essere la missione assegnata dalla Divina Provvidenza all'Acqua e alle Piscine del Santuario: illuminare "il pozzo della sofferenza" con la luce radiosa della grazia o, addirittura, con la luce sfolgorante di una piena guarigione, cosicché anche il malato possa sentirsi, in ogni caso, oggetto delle predilezioni dell'Amore Misericordioso del Signore.
DATE DI STORIA
DEL POZZO DELLE PISCINE
FEBBRAIO
1 febbraio 1960 Nell'orto, nel terreno che resterà tra la Basilica e la Casa della Giovane, la Madre fa iniziare la trivellazione di un pozzo per trovare acqua.
6 febbraio 1960 Sabato, pomeriggio. La Madre, a colloquio con i Padri, prende occasione per dirci che nell'orto si dovrà trovare l'acqua e che questa acqua dovrà alimentare le Piscine del Santuario dell'Amore Misericordioso, che a questa acqua il Signore darà il potere di curare dal cancro e dalla paralisi, figure delle anime in peccato mortale e nel peccato veniale abituale.
MARZO
4 marzo 1960 Alle ore 11,45 si è spezzata la trivella mentre lavorava a circa 12 metri di profondità. La Madre si era portata sul posto per pregare lì e scongiurare dal Signore la rottura della trivella. Il Signore ha permesso ugualmente che la trivella si rompesse e allora la Madre ha acconsentito a non proseguire più con le trivelle ma a fare direttamente un pozzo romano.
5 marzo 1960 Salici Giuseppe inizia la realizzazione di un pozzo romano per la ricerca dell'acqua.
30 marzo 1960 Alle 9,45 si cava la prima acqua dal pozzo: è presente anche la Madre. I muratori (sono circa a 22 metri) ne mandano su una prima bottiglia di un litro: la Madre ne beve un sorso versandola sul palmo della mano; poi ne abbiamo bevuta tutti. Di quella che è avanzata, parte è nell'archivio del Santuario.
APRILE
7 aprile 1960 Non essendo più possibile proseguire il pozzo romano e nonostante il risultato negativo dei rilievi fatti mediante apparecchi elettrici da cui risulta che non c'è acqua nel terreno dalla Madre indicato, la stessa Madre vuole che si stipuli un contratto con la Ditta De Togni Guido di Isola della Scala (Verona) per una trivellazione sul posto.
8 aprile 1960 Arriva la prima macchina di trivellazione della Ditta De Togni, montata su un camion Dodge, guidato dal capo-sonda Bruno Benfatti, pure lui di Isola della Scala.
29 aprile 1960 La trivellazione del pozzo è a 83 metri di profondità.
MAGGIO
6 maggio 1960 Venerdì. Acqua nel pozzo per le Piscine, a 92 metri di profondità. La Madre sta pregando, piuttosto preoccupata perché la sonda è restata impegnata in fondo al pozzo, a circa 90 metri di profondità. La Madre dice alla Superiora di salire dalle suore e invitarle a pregare un Trisagio secondo l'intenzione della Madre (perché cioè si potesse disimpegnare la sonda); il padre Gino da disposizioni che tutti i ragazzi vadano in Chiesa a pregare un Trisagio per la stessa intenzione. Alle tre e cinquanta si va tutti in Chiesa e si prega il Trisagio. Alla fine del Trisagio si riesce a liberare la sonda e a riportarla alla superficie in modo da riprendere il lavoro. Verso le ore 17 lo stesso capo-sonda corre in casa a portarci la notizia di aver trovato tanta acqua a 92 metri; tanta che la sonda ha avuto un rientro di circa tre metri.
19 maggio 1960 Alle 10,45, a 114 m. di profondità si trova ancora tanta acqua che causa il "rientro" della sonda per circa tre metri; la nuova falda è molto più forte delle precedenti.
GIUGNO
14 giugno 1960 Difronte a nuove difficoltà nella sistemazione del Pozzo, la sera verso le 6 la Madre ci dice che ha promesso tre serie di Messe Gregoriane alle Anime Sante se entro la giornata di domani saranno superate le difficoltà.
15 giugno 1960 Senza fatica tutto procede regolarmente.
17 giugno 1960 Si cominciano le tre serie di Messe Gregoriane; una per le Anime Sante del Purgatorio; una seconda per il Religioso più bisognoso di suffragi; e la terza per l'Anima più bisognosa di suffragi.
LUGLIO
14 luglio 1960 La sera alle 19,30 la Madre, accompagnata dalle Suore, dai Padri, da un buon gruppo di persone di Collevalenza e da una rappresentanza di Assisi, va al pozzo per gettare nel fondo la pergamena ricordo.
Per l'occasione esorta tutto il popolo ad una grande fede e fiducia nell'Amore Misericordioso, preoccupandosi di rendere sempre più cristiana la propria vita. Alla fine si canta il Te Deum di ringraziamento.
AGOSTO
9 agosto 1960 Alle ore 8 iniziano i sondaggi del terreno per le fondazioni delle piscine. I lavori al pozzo procedono bene.
22 agosto 1960 Si gettano le fondazioni delle piscine, che saranno costruite su disegno dell'Arch. Lafuente. Al pozzo si è costretti di nuovo a ricavare la pompa e le camicie da 305 perché risultano di nuovo impegnate. La Madre parla di un'altra sorgente più in basso dei 122 m. e un po' laterale. Sua Eminenza il Card. Luigi Traglia visita il Santuario e si interessa del pozzo, delle piscine, di tutto.
SETTEMBRE
14 settembre 1960 Esaltazione della Santa Croce: alle 9,30, presenti la Madre, Madre Ascensione, Suor Sacrario, Padre Straffi, Padre Luigi e Ferruccio, d'improvviso il pozzo si illumina all'interno e tutti possono vedere fino in fondo, chiaramente: tubi, acqua, fondo del pozzo, sistemazione del ghiaietto, ecc. Più alto del pozzo senza camicia, quindi prima dei 73 metri, esterno alla camicia stessa, si vedeva scolare un rigagnolo di acqua torbida che andava ad infangare l'acqua della sorgente.
Ferruccio Bordacchini in una lettera del 15/9 così descrive il fatto: "... Vi faccio sapere che ieri alle ore 9 e 30 circa ero nel pozzo io, la nostra Madre, Madre Ascensione che sarebbe la sorella della Madre, un'altra Suora, Padre Luigi e P. Mario Straffi. In un certo momento mentre stavamo parlando cose del pozzo, la Madre prima ha guardato nel pozzo e alla profondità di 80 metri abbiamo venduto tutti l'acqua con il fondo del pozzo, tutto illuminato come se in fondo ci fosse una grande lampada che chiaro fino alla cima, questo chiaro è durato per circa due minuti poi tutto buio come sempre.
Creda pure caro Fratello io sono rimasto tanto impressionato, mi era preso un tremore che non potevo calmarmi, una grande emozione, perché una cosa simile non l'ho mai veduta, un miracolo vero e proprio. Siamo rimasti, quelli che eravamo lì, tutti sbalorditi...".
OTTOBRE
29 settembre 1960 La Madre mostra la sua preoccupazione per la organizzazione delle piscine; perché non debbano lamentarsi gravi inconvenienti serviranno per il personale alcune persone di tanta serietà e di tanta fiducia; in un primo momento è assolutamente indispensabile un medico e almeno un infermiere e una infermiera. Il medico dovrà assumersi la responsabilità di chi possa mettersi nelle piscine.
2 ottobre 1960 La Madre manda alcuni Padri in Alta Italia per cercare qualche medico, infermiere e infermiera per le piscine: al CUAMM di Padova (Collegio Universitario Aspiranti Medici Missionari), Milano presso l'ALAM (Associazione di Laici in Aiuto alle Missioni) e presso la Scuola Convitto Professionale per Infermiere (a Milano-Niguarda). Da tutti ricevono buone speranze e l'assicurazione che nel breve giro di pochi giorni avrebbero dato conferma o meno.
17 ottobre 1960 Sulle piscine, ormai coperte, si issano la bandiera di Italia e la bandiera di Spagna.
NOVEMBRE
13 novembre 1960 La Madre chiama il Dr. Albino Frongia e gli dà ordini per la sistemazione della zona delle Piscine. Urge affrettare la consegna ultimata dei lavori. Da Carrara potrebbero arrivare la Statua di Maria Mediatrice, il Crocefisso e la Fontana per il giorno 29 c.m. Il muro che reggerà il Crocefisso dovrà essere lungo dalla fine delle piscine fino al muro in mattoni che delimita la nostra proprietà; lì ci verrà il cancello di chiusura, oltre il quale non potranno passare le macchine.
14 novembre 1960 Si iniziano le fondazioni della colonna per la Statua di Maria Mediatrice.
15 novembre 1960 Da Fermo viene l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Norberto Perini; si interessa del pozzo e delle piscine; conferisce con la Madre e la esorta a tanta fiducia e perseveranza perché l'opera del Santuario e delle piscine, essendo un'Opera di Dio, se pure attraverso difficoltà e sofferenze, deve andare avanti.
30 novembre 1960 Trasportate da un camion con rimorchio, arrivano da Carrara le Statue di Maria Mediatrice, il Crocefisso, la Fontana, le strisce dei Dieci Comandamenti. La statua di Maria Mediatrice, alta tre metri, è stata offerta dalla Comunità della Casa Generalizia eam di Roma; il Crocefisso dalle Comunità delle Case di Spagna; la Fontana e i quattro Mosaici, che verranno sistemati all'interno delle Piscine, dalla Comunità delle Suore della Casa di Collevalenza.
DICEMBRE
1° dicembre 1960 Con una gru semovente della Rapida di Terni si colloca la statua della Madonna sulla colonna. La statua pesa circa 4 tonnellate. La Madre si mette gravissima per tre collassi cardiaci.
PREGHIERA PER I MALATI CHE SI IMMERGONO NELLE PISCINE
Signor mio e Dio mio,
per il tuo amore e per la tua misericordia,
guarisci noi che siamo tuoi figli
da ogni malattia, specialmente da quelle
che la scienza umana non riesce a curare
e fa che con il tuo aiuto
conserviamo sempre pura
la nostra anima da ogni peccato grave.
Per fare un retto uso dell'Acqua del Santuario di Collevalenza, occorre considerare bene i suoi significati spirituali e le ragioni per le quali la Divina Provvidenza ce l'ha donata per mezzo di Madre Speranza.
1. L'acqua, segno della Grazia.
L'acqua è uno di quegli elementi materiali che vengono utilizzati nella Bibbia per descrivere le realtà spirituali e soprannaturali:
L'acqua che lava è il segno della Graziadivina che purifica la nostra coscienza da ogni macchia di peccato (Tt 3,3-7).
L'acqua che disseta è il segno della Grazia divina che sazia la nostra sete interiore di verità e di pace (Gv 4,5-15; 7,37-39).
L'acqua che fertilizza è il segno della Grazia divina che ci rinnova il cuore e ci rende capaci di portare i "frutti dello Spirito" (Gal 5,16-25).

2. L'acqua, strumento della Misericordia.
Nella Bibbia l'acqua viene anche usata per compiere alcuni miracoli i cui destinatari a volte sono dei malati incurabili:
Il popolo d'Israele, guidato da Mosé, s'incammina in mezzo alle acque del Mar Rosso che si aprono e consentono il passaggio (Es 14,15-31).
Naaman, malato di lebbra, è invitato dal profeta Eliseo ad immergersi sette volte nel fiume Giordano per essere risanato (2 Re 5,1-19).
Il cieco nato viene segnato sugli occhi, con del fango, da parte di Gesù il quale poi gli dice: "Và a lavarti nella piscina di Siloe" (Gv 9,1-41).

3. L'origine dell' Acqua del Santuario.
In relazione alla storia del Pozzo che si trova a fianco della Basilica dell' Amore Misericordioso, occorre sapere che:
Madre Speranza ne volle fermamente la realizzazione non per iniziativa propria, ma per una chiara ispirazione di carattere soprannaturale.
La perforazione del Pozzo fu eseguita nell'anno 1960; la prima falda acquifera fu trovata a 92 metri; le altre a 114, 120 e 122 metri.
L'edificio che ospita le Vasche per l'immersione dei malati è stato realizzato nello stesso periodo e fa parte del medesimo "progetto".

4. Le finalità dell'Acqua del Santuario.
Per comprendere le finalità del Pozzo e delle Vasche, bisogna tener conto di ciò che Madre Speranza ha dichiarato a questo proposito:
Lei ha assicurato che per mezzo di quest'Acqua si rinnoveranno prodigi, cioè si opereranno guarigioni da "gravi infermità", anche incurabili.
E tra queste "malattie che la scienza umana non sa curare", lei ha nominato espressamente "la paralisi, il cancro, la leucemia".
In questo senso, l'Acqua del Santuario va considerata come un segno della Grazia e uno strumento della Misericordia del Signore.

5. L'Acqua in rapporto al messaggio del Santuario.
La speciale funzione di quest'Acqua è strettamente collegata con il messaggio spirituale proclamato presso il Santuario:
Il Signore vuole risanare anche da malattie incurabili per farci capire che la Sua Misericordia può guarirci da ogni forma di infermità spirituale.
Egli, infatti, ci risana dal "peccato veniale abituale" che è come una paralisi che ci blocca e non ci fa camminare sulla via del bene.
E ci cura, inoltre da ogni genere di "peccato mortale" che è come un cancro che ci corrode dal di dentro e ci distrugge.

6. Come disporsi ad usare l'Acqua del Santuario.
Stando così le cose, occorre seguire alcune indicazioni sul modo con cui adoperare quest'Acqua, per valorizzarla al meglio:
Prima di domandare la guarigione del corpo, occorre "curare le piaghe dell'anima", ricorrendo ai Sacramenti presso il Santuario, dove ci attende il "Padre che perdona, dimentica e non tiene in conto".
L'Acqua va utilizzata "con molta fede e fiducia", sostenendo la richiesta di guarigione con la preghiera, in particolare con la "Novena all'Amore Misericordioso", composta dalla stessa Madre Speranza.
E qualora la volontà di Dio disponesse in modo diverso rispetto alle richieste fatte, occorre aprirsi ad una serena accettazione della propria sofferenza, in unione alla passione del Signore.

7. Il discernimento dell'Autorità Ecclesiastica.
Vista l'assolutà particolarità dell'argomento, è necessario anche tener conto del giudizio espresso dall'Autorità Ecclesiastica:
All'inizio essa è statamolto prudente, fino a sospendere formalmente l'utilizzo delle Vasche per l'immersione dei malati.
Questo periodo di discernimento si è prolungato per più di diciotto anni, dal novembre del 1960 al marzo del 1979.
Oggi, l'Autorizzazione della Chiesa a svolgere questa particolare forma di apostolato è certamente una garanzia ulteriore per tutti.

Preghiera per il Santuario:
Fa', Gesù mio, che vengano a questo tuo Santuario le persone del mondo intero, non solo col desiderio di curare i corpi dalle malattie più strane e dolorose, ma anche di curare le anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta, o Gesù, tutti i bisognosi; e fa' che tutti vedano in Te non un Giudice severo, ma un Padre pieno di amore e di misericordia, che non tiene in conto le miserie dei propri figli, ma le dimentica e le perdona.
FirmaMS.gif (6008 byte)
Preghiera per l'immersione:
Signor mio e Dio mio, per il tuo amore e per la tua misericordia, guarisci noi che siamo tuoi figli da ogni malattia, specialmente da quelle che la scienza umana non riesce a curare; e fa' che, con il tuo aiuto, conserviamo sempre pura la nostra anima da ogni peccato grave.