Per essere pane
Madre Speranza, nata in una famiglia povera, conosceva bene il valore del pane. Sapeva quanto sudore costasse a suo padre. Era buono quel pane che profumava la mensa e nutriva il corpo, che donava volentieri ai poveri, anche se era poco.
Il pane... quello che il Sacerdote consacra e diventa Corpo di Cristo!
Ma quale travaglio perché il seme arrivi ad essere pane!
Ci vuole un po' di immaginazione per contemplare in un chicco di grano o nei campi risplendenti di messi dorate, pani profumati che sazieranno la fame degli uomini. Un chicco di grano è una piccola cosa, ma in esso c'è una potenzialità, un dinamismo sorprendente.
Il seme, però, perché possa sprigionare la potenza creatrice che porta in sé deve marcire nella terra umida, scomparire, diventare nulla. Solo allora il frutto sarà abbondante.
"Se il chicco di grano - insegna Gesù - caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". La vita di Madre Speranza è in questa prospettiva di totale e gioioso annientamento.
Ha pagato volentieri questo prezzo per diventare, sull'esempio di Gesù, pane per alimentare i suoi figli e i suoi fratelli.
Lo ha fatto per amore. Solo per amore. Con tutto l'amore. Per sé e per la sua Famiglia Religiosa aveva, infatti, scelto il motto: "Tutto per amore".
Queste convinzioni sono mirabilmente espresse in una delle più belle pagine del suo Diario: "Tu devi tenere ben presente - è il Signore che le parla - che io mi sono sempre servito delle cose più povere e inutili per fare quelle più grandi e magnifiche. Per ottenere un grande raccolto di grano è necessario gettare a terra la semente, ricoprirla di terra, sottoporla all'azione dell'acqua, del sole, del freddo, della neve; infine questa semente deve imputridire e scomparire per poter fruttificare e produrre grande quantità di grano.
Tutto ciò non è ancora sufficiente perché il frutto possa servire da sostentamento all'uomo; occorre, infatti, che il grano sia triturato, macinato e trasformato in farina, che passata al setaccio viene separata dalla crusca, e quindi è pronta per essere impastata con l'acqua e ben cotta. Allora potrà servire come principale alimento per l'uomo. Così tu devi passare attraverso questa elaborazione per poter arrivare ad essere ciò che lo desidero e così possa servirmi di te come alimento per molte anime".
Il pellegrino che visita il Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza rimane ammirato per la bellezza, la grandiosità e l'armonia del complesso sorto per opera di Madre Speranza, ma solo penetrando nella penombra della cripta trova il segno e la ragione ultima dello straordinario sviluppo delle sue opere.
Lì c'è la sua tomba. Il pavimento si solleva come fa il terreno quando un seme viene gettato in esso e germogliando, lo rimuove.
Segno di speranza e simbolo di una straordinaria fecondità, quasi immagine di un grembo materno pregnante, quella tomba ricorda ai pellegrini, che numerosi visitano il Santuario dell'Amore Misericordioso, la persona e la vita di una creatura, che si è andata ogni giorno più identificando con Cristo, che si è lasciata macerare per diventare pane profumato, alimento per nutrire gli altri di sé, sorriso che apre il cuore alla più grande speranza.
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