sabato 19 marzo 2016

Tutta per i più poveri

"Tutta per i più poveri"
A fare la storia sono gli uomini e le donne che non si accon­tentano del presente. Madre Speranza era insoddisfatta del bene, ed era molto, che si faceva nell'Istituto delle Suore Mis­sionarie dell'Immacolata.
Pur trovandosi completamente a suo agio come religiosa, sentiva il bisogno di fare qualcosa di più. Desiderava favorire maggiormente i veri poveri e voleva che si facesse con vero spirito di povertà, con sensibilità misericordiosa verso tutte le povertà. L'esperienza di Calle Toledo le servì per maturare l'i­dea di dedicarsi non tanto alle giovani che potevano pagare, ma "ai più bisognosi". "Il mio più grande desiderio - scrive - è sempre stato quello di amare i poveri".
La profonda convinzione che era il Signore a mettere nella sua mente tali progetti la portò, dopo tanto silenzio, sofferenze e umiliazioni accettate con fede, a parlare e ad assumere atteg­giamenti decisi una volta ricevuta l'approvazione del suo Padre Spirituale. Il Signore l'andava preparando a compiere grandi cose, ma lei non pensava minimamente a fondare una nuova Congregazione e neppure pensava alle tante e incomprensibili difficoltà che avrebbe incontrato.
Ma chi erano "i più bisognosi" per i quali sentiva una pre­mura più che materna?
In quel particolare momento, per Madre Speranza i più bisognosi erano i bambini di famiglie povere perché esposti più degli altri alle manipolazioni dei nemici della chiesa. Que­sti avrebbero fatto di essi, molto facilmente, data la loro man­canza di cultura, degli strumenti per una sanguinosa rivolu­zione che si andava avvicinando
" In Spagna l'educazione dei poveri - osservava - è molto trascurata e per questo motivo si avvicina una terribile rivolu­zione.
I poveri a causa della loro scarsa cultura tanto religiosa che in­tellettuale, si trovano in uno stato di totale abbandono".
I persecutori della Chiesa avrebbero potuto iniettare facil­mente in essi la menzogna e l'odio, istigandoli contro i ricchi e, con il miraggio di raggiungere un'uguaglianza sociale e un facile benessere senza lavorare, li avrebbero spinti ad azioni inumane di sopruso e di violenza. Madre Speranza percepisce l'imminenza di questi tragici fatti. Si sente corresponsabile del male che i poveri possono fare se non mette in atto tutto ciò che l'amore le suggerisce. Vuole per questo affrettare la sua fondazione, convinta che non potrà più farlo una volta che la rivoluzione sarà iniziata. Comunicò al Padre Antonio Naval questi suoi progetti e la risposta ponderata e chiara fu che in essi effettivamente si vedeva la volontà di Dio ed era quindi conveniente affrettarsi. Lui stesso pose al corrente i Superiori e la Comunità della casa di Madrid incoraggiando quelle che lo desideravano a seguire Madre Speranza nel suo progetto di riforma. Ma di quest'ultima proposta Madre Speranza non fu contenta perché alcune suore che intendevano seguirla lascia­vano molto a desiderare e temeva che nella nuova fondazione pretendessero vivere come prima. Il Padre Spirituale la rassi­curò dicendole che vicino a lei non avrebbero avuto l'ardire di comportarsi come avevano fatto fino a quel momento. Quando il Padre Naval volle dare ulteriori spiegazioni Madre Speranza le disse: "Basta, Padre; a me non è necessario che dia spiega­zioni. Mi è sufficiente saper che, nonostante ciò che le ho espo­sto, lei lo voglia perché anche io lo voglia e lo faccia con gioia".
Fu così che per ordine del Padre Spirituale, accompagnata dalla Superiora, Madre Pilar, si recò a Vicàlvaro, dove risie­deva il Governo Generale, per esporre il suo progetto.


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