sabato 19 marzo 2016

Il Calvario... di Villena:

Il Calvario... di Villena:
La prima esperienza di vita religiosa Madre Speranza la fece, dunque, tra le Figlie del Calvario di Villena. Come lei stessa racconta, la sua vita in questo luogo, fu un vero e pro­prio... calvario. Non sappiamo esattamente perché, tra i tanti conventi di suore che c'erano nella zona abbia scelto proprio quello di Villena. Fu forse il Parroco D. Manuel o più probabil­mente il Vescovo di Cartagena e Murcia, D. Vicente Alonso Salgado, che consigliarono alla giovane Josefa quel monastero. Esso accoglieva l'unica comunità dell'Istituto che dopo una serie di trasferimenti a Tortosa, Alicante, Elche, Jàtiva, Murcia si era fermata a Villena nel 1900. Il Monastero era situato su una collinetta, non lontano dal paese, chiamata Calvario. La chiesetta che dava il nome al monastero risaliva al 1700: era una cappella in stile arabo con tre cupole, costruita con argilla e pietre. In essa si conservavano "Los pasos de Semana Santa", cioè i gruppi scultorei in legno o cartone che rappresentavano scene della passione di Cristo. L'Istituto era stato fondato da Esperanza Pujol, a Seo de Urgel (Lérida) nel 1863. Questa santa donna, tutta dedita alla contemplazione dei dolori di Gesù, volle fondare una Congregazione per moltiplicare il numero di coloro che avreb­bero dedicato la loro vita a consolare il cuore di Cristo per tutti i dolori subiti nella sua passione. Ma dispose che insieme alla contemplazione le suore si dedicassero anche all'educazione e alla formazione delle bambine.È interessante questo abbinamento. A suo tempo Madre Speranza chiederà alle sue Figlie e ai suoi Figli di impegnarsi in una vita che fosse nello stesso tempo attiva e contemplativa.La Fondatrice delle Figlie del Calvario si era consultata con D. Antonio Maria Claret, il Santo Vescovo di Trajanopolis (Cuba), il quale approvò la regola, molto austera, affermando che se fosse stata osservata con fedeltà Dio sarebbe stato de­gnamente servito, le Figlie del Calvario si sarebbero santificate e avrebbero contribuito alla santificazione di tante anime.Nel 1900 la Fondatrice Madre Esperanza Pujol scrisse un li­bretto intitolato "Los martirios de Jesucristo". Due anni dopo mori a Villena. Sicuramente questo libro costituiva un testo base di riflessione, formazione e preghiera per tutte le suore. Anche Madre Speranza crebbe a questa scuola, meditando le sofferenze fisiche, psicologiche e spirituali di Gesù. Nasceva così in lei il desiderio di immolazione, di offrirsi vittima di espiazione e di ringraziamento per tanto amore.Nel convento la giovane novizia trovò una decina di suore molto avanzate negli anni, alcune di salute malferma, con po­che speranze di nuove vocazioni perché la vita di sacrificio e di penitenza che praticavano spaventava le giovani aspiranti.Ma trovò anche, e questo la sorprese molto, mancanza di carità e un certo grado di rilassatezza.La povertà era estrema: non c'era né acqua, né luce elet­trica, né servizi igienici. Per procurarsi un po' di acqua si servi­vano di pozzi che raccoglievano quella che dal cielo mandava il Buon Dio nelle rare piogge autunnali e primaverili.......
Le suore dormivano in uno scantinato sotto la chiesa.:
Una volta alla settimana a turno uscivano per chiedere l'ele­mosina. Madre Speranza riscuoteva più di ogni altra le simpa­tie della gente e le offerte più generose. Le ragazze che ogni giorno venivano accolte per ricevere una formazione umana e cristiana erano una quarantina. Alcune di esse hanno lasciato interessanti testimonianze riguardo a Madre Speranza. Tutte rimanevano edificate dalla sua preghiera assorta e prolungata. Ognuna era convinta di essere la sua preferita. Ricordano il suo sincero interessamento per le loro famiglie. Era, affermano, nello stesso tempo molto materna e molto esigente. Quando nel 1921 venne trasferita a Madrid, senza sapersi spiegare come, perché la notizia era segreta, la gente di Villena si ritrovò alla stazione ferroviaria per un riconoscente e unanime saluto di addio.
Fu in questo ambiente che la giovane Josefa Alhama iniziò a muovere decisamente i primi passi nel cammino ascetico e mi­stico che l'avrebbe portata ai vertici della santità. Ma non fu facile come si era immaginata. Ben presto si rese conto che i suoi ideali non trovavano in quel luogo una risposta adeguata e andava pensando di lasciare il convento prima di emettere i voti perpetui.

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