mercoledì 22 ottobre 2014

Un altro segno

Per una migliore comprensione conviene ricordare ciò che accadde al Pozzo il giorno 14 settembre 1960, festa liturgica dell'Esaltazione della S. Croce. Da una ventina di giorni si cercava di capire come mai l'acqua venisse molto torbida e quale potesse essere la tecnica d'intervento più adatta a superare l'inconveniente. D'improvviso, alle 9,30 del mattino, alla presenza della Madre Speranza e di alcuni testimoni, il pozzo si illuminò all'interno, per un paio di minuti, cosicché tutti poterono vedervi dentro, chiaramente, fino al fondo. Si scorse anche un rigagnolo fangoso che da una certa altezza si riversava sull'acqua sottostante rendendola torbida.
E' possibile vedere in questa circostanza davvero singolare una sorta di "segno catechetico"? Probabilmente, sì. Anche il "pozzo del dolore" che generalmente è oscuro e melmoso può rischiararsi e purificarsi: questo può avvenire o attraverso un pieno ristabilimento, frutto dell'onnipotenza divina, o attraverso una serena ed esemplare accettazione del proprio male, fino a far propria l'eroica espressione della Madre Speranza: "Ti ringrazio, o Signore, che mi hai dato un cuore per amare e un corpo per soffrire"..
Questa, dunque, sembra essere la missione assegnata dalla Divina Provvidenza all'Acqua e alle Piscine del Santuario: illuminare "il pozzo della sofferenza" con la luce radiosa della grazia o, addirittura, con la luce sfolgorante di una piena guarigione, cosicché anche il malato possa sentirsi, in ogni caso, oggetto delle predilezioni dell'Amore Misericordioso del Signore.

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