sabato 5 marzo 2016

( DAL DIARIO DI MARIA VALTORTA)

Il canto, lento e pur lieto - che ho scritto a parte per seguirlo, perché lo ripete più volte come beandosi di esso, e lo dice sempre più forte e sicuro, come chi ha ritrovato un ritmo nel suo cuore e prima lo mormora in sordina e poi, sicuro, va più spedito e alto di tono - dice (e lo trascrivo perché, nella sua semplicità, è tanto dolce):
«Gloria al Signore onnipotente che dei figli di Davide ebbe amore. Gloria al Signore! La sua suprema grazia dal Ciel m'ha visitata. La vecchia pianta ha messo nuovo ramo, ed io son beata. Per la festa delle Luci gettò seme la speranza; or di nisam la fragranza lo vede germogliar. Come il mandorlo si infiora la mia carne a primavera. Il suo frutto, sulla sera, essa sente di portar. Su quel ramo sta una rosa, sta un pomo dei più dolci. Sta una stella rilucente, sta un pargolo innocente. Sta la gioia della casa, dello sposo e della sposa. Lode a Dio, al mio Signore, che pietà ebbe di me. Me lo disse la sua luce: " Una stella a te verrà ". Gloria, gloria! Tuo sarà questo frutto della pianta, primo e estremo, santo e puro come dono del Signor. Tuo sarà, e per lui venga gioia e pace sulla terra. Vola, o spola. Il filo serra per la tela dell'infante. Egli nasce! A Dio osannante vada il canto del mio cuor».

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