Si è avverato il sogno di Madre Speranza. Il cardinale Angelo Amato, a nome di Papa Francesco, presiederà la solenne cerimonia di beatificazione, riconoscendo che la Madre è ormai presso Dio e può intercedere a favore di tutti noi. Quando da ragazza lasciò la casa paterna per entrare in convento, aveva nel cuore un sogno: farsi santa, una grande santa.
Era il 15 ottobre 1914, aveva 21 anni. La giovane Josefa (nome di battesimo) non andava a farsi suora per fuggire il mondo o la grave situazione di povertà in cui versava la famiglia nella piccola, assolata cittadina di Santomera di Murcia.
Andava per l’unico motivo che può sostenere la scelta di dedicarsi completamente a Dio e al prossimo: santificarsi, ossia entrare nella beatitudine eterna promessa al "servo buono e fedele".
Ma le aspirazioni del cuore, specialmente quelle che incrociano particolari disegni divini, si scontrano spesso con una realtà, anche religiosa, ben diversa da quella che l'anima pura immagina. Tutta la vita di Madre Speranza è stata immersa nel mistero di Dio e attraversata da tante e tali difficoltà da far tremare chiunque. Ha vissuto la vita come una continua prova, tra tribolazioni umane e consolazioni divine.
Gli anni tumultuosi della guerra civile la vedono immersa nel grande lavoro di diffusione della sua congregazione in molte città della Spagna.
Tempi carichi di entusiasmo ma anche di indicibili umiliazioni e sofferenze, provocate da calunnie e tradimenti. È in questo periodo che la storia personale dell'umile suora comincia ad intrecciarsi con quella della Chiesa spagnola e con il destino dell'intera nazione. Tratta con vescovi e cardinali, si difende dalle calunnie dinanzi al nunzio apostolico. In questo mare burrascoso, il suo sogno di santità comincia a identificarsi con una grande missione.
Profonde esperienze mistiche le rivelano pian piano il vero volto di Dio, padre misericordioso, che guida la storia con amorevole provvidenza, nonostante la tragicità dell’esperienza umana sembri indicare il contrario. Nella preghiera, comprende che il Signore vuole affidarle un compito particolare: testimoniare dinanzi al mondo che Dio è padre e ama tutti senza differenze; se ha qualche predilezione, è per quelli che più sono lontani da lui, come se “non potesse essere felice senza di loro”.
L'amore e la misericordia sono la risposta di Dio ad un mondo che sembra scivolare verso il baratro dell'incredulità e della violenza. Proprio la storia del Novecento, il secolo più sanguinario che l’umanità ricordi, testimonia che, nonostante tutto, l’amore e la giustizia hanno sempre la meglio.
Le guerre e la tirannia hanno un tempo limitato e anche i regimi più feroci crollano come castelli di sabbia. Sulla desolazione del mondo si erge l’amore di Dio che non condanna, ma perdona, dimentica e non tiene conto delle offese ricevute. È un messaggio sublime che fa ardere il cuore: e Madre Speranza si sente pronta a diffonderlo in tutto il mondo.
Negli anni Cinquanta, Madre Speranza arriva a Collevalenza, il luogo dove fissa la sua dimora e fonda il grande santuario. Alla fine, il sogno di una giovane donna si concretizza in un grande disegno di evangelizzazione che la Chiesa ormai considera proprio e “al passo con i tempi”.
Perfino il Concilio arriverà a dire esplicitamente che il messaggio d’amore del Vangelo è l’unico linguaggio che l’uomo d’oggi possa comprendere e accogliere. “Solo l’Amore può aprire i cuori, anche i più duri”: in questo è racchiuso il sogno e il messaggio di Madre Speranza, ormai “certificato” anche dal Cielo.
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