venerdì 21 novembre 2014

Con le braccia aperte

Collevalenza è il posto dove Madre Speranza trascorre gli ultimi trenta anni della sua vita, intercalando, nei primi anni, i lavori del Santuario ed edifici annessi, con frequenti viaggi nelle comunità che si sviluppano. In questo momento culminante della sua vita dice di sentirsi come una flauta che diffonde la melodia della misericordia, come un fazzoletto per asciugare le lacrime, o come la portinaia del Buon Dio che apre le braccia a tutti per avvicinarli al suo cuore di Padre.
Non ha mai voluto essere protagonista, si considerava sempre un semplice strumento del Signore, senza mai attribuirsi le cose meravigliose che Dio operava tramite lei. Era Gesù l’autore, il protagonista di Collevalenza, e lei un semplicestrumento nelle mani della Provvidenza.
Con le braccia sempre aperte per accogliere le tante persone che venivano ad incontrarsi con l’Amore misericordioso, la Madre come una brava portinaia ascoltava ognuno. L’afflusso dei pellegrini crebbe al punto tale che fu necessario regolarlo, fissare prenotazioni, incaricare una religiosa di tenere l’ordine e il disbrigo della corrispondenza.
La Madre Speranza ti riceveva con la nobiltà di una gentildonna spagnola – scrive un pellegrino italiano – sempre in piedi, appoggiata con una mano al bordo del tavolo, a causa della  poca salute; ti ascoltava attentamente, ti fissava con quel suo sguardo penetrante, ti incoraggiava, ti raccomandava di pregare l’Amore Misericordioso e prometteva di farlo anche lei. E lo faceva. A volte dedicava gran parte della notte a pregare davanti al crocifisso per ognuno di quelli che in quel giorno erano venuti a parlare con lei.

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