Madre Speranza sull’esempio di Cristo, va in cerca della pecorella perduta, si offre e soffre per la sua conversione, se ne prende cura. Il suo amore è un amore concreto, che si fa presente ai poveri, agli emarginati, ai peccatori, ai sacerdoti, alla gente semplice come ad alte personalità ecclesiastiche e civili.
Dal 1930 al 1940 fondò tredici case per bambini poveri. Dopo la guerra civile spagnola mise tutte le sue energie per soccorrere ed accogliere i bambini rimpatriati e gli orfani di guerra. In questi momenti di grandi sofferenze, in mezzo a difficoltà e paure per la stessa incolumità fisica, Madre Speranza incoraggiava le sue figlie:
«Il buon Gesú [...] veglia e veglierá per voi e per la Congregazione intera; però dovete essere madri, vere madri per questi bambini poveri e state sicure che Lui vi difenderà da ogni pericolo. State attente ad accudire questi poveri bambini nelle loro necessità come vere madri, dando loro quello di cui hanno bisogno prima di pensare a voi stesse». (El pan 20, 50).
Quando si trasferì a Roma, nel 1936, aprì la prima casa della Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso in uno dei quartieri più poveri della città. Ella stessa espresse al Card. Vicario, Marchetti Selvaggiani, il desiderio di andare nella zona dove abitavano il maggior numero di poveri. Nel collegio di Villa Certosa raccolse bambine orfane o abbandonate ed aiutò famiglie numerose e povere; nascose in una grotta, nei pressi dell’orto, i soldati fuggitivi senza guardare né nazionalità né credo politico, ma prendendosi cura di loro fino a quando poterono uscire senza pericolo per la loro vita. Anche i feriti trovarono sollievo e conforto dalle sue cure. Famiglie senza tetto trovarono alloggio e riparo. Alla fine della II guerra mondiale, aprì una mensa per sfamare la gente e gli operai del quartiere, arrivando a dar da mangiare a più di mille persone al giorno. La Sig.ra Vanda Coccioloni, segretaria della Conferenza di San Vincenzo De Paoli, afferma:
«Non potrò mai dimenticare ciò che avvenne nel Natale del 1944. Il parroco, Padre Vincenzo Clerici, mi disse che Madre Speranza intendeva offrire un pranzo ai poveri il giorno di Natale e che pertanto avessi distribuito circa 150 biglietti a coloro che dovevano intervenire. Il giorno di Natale, verso le 11, andai dalle suore e vidi una fila interminabile di persone. Tutta gente lacera, infreddolita e affamata. Entrai e vidi che Madre Speranza, mentre io e qualche suora eravamo preoccupa te, era invece molto tranquilla e serena. Nella stanza, presso la porta di ingresso, c’era la Madre con una grande pentola di pasta, un’altra pento la di sugo e un recipiente di formaggio grattugiato e pietanza. Non ricordo se ci fosse altro. Io prendevo i recipienti che mi davano i poveri e li presentavo a Madre Speranza che li riempiva abbondantemente. La distribuzione, iniziata verso mezzogiorno, durò fino verso le 3 del pomeriggio, quando erano andati via tutti, giacché non mangiavano lì, ma portavano il pranzo a casa per tutta la famiglia. Prima di andarmene, il parroco mi disse se mi ero accorta di niente. Io dissi di no, perché ero intenta solamente a servire. Ma il parroco, che era in piedi, accanto alla porta, mi disse che era rimasto sbalordito come i vari recipienti rimanessero sempre allo stesso livello, nonostante che la Madre attingesse continuamente ad essi».
Lo stile era sempre lo stesso: una attenzione premurosa e materna. Infatti agli operai che, lontano da casa, passavano molte ore lavorando e faticando, Madre Speranza preparava personalmente dei panini imbottiti, «spingendo forte perché ce ne entrasse di più». Diceva: «Questi uomini hanno bisogno di mangiare perché stanno tutto il giorno lavorando ed hanno una famiglia da mantenere».
A Collevalenza creò un grande complesso dove impiantò un laboratorio di maglieria per insegnare un mestiere alle ragazze che l’avessero voluto. Moltissime sono le ragazze che, sotto la guida della Serva di Dio, si guadagnavano dignitosamente di che vivere, facendo tesoro di un mestiere che sarebbe servito loro per l’avvenire.
«Madre Speranza seguiva tutto. Ci faceva delle raccomandazioni e ci diceva, fra l’altro, che quel lavoro sarebbe stato, un domani, molto utile per noi, perché lo avremmo potuto fare rimanendo in casa ed adempiendo ai nostri obblighi di madri di famiglia. Sia a me che a qualche altra, quando uscivamo, la Madre ci concedeva una macchina in uso». (Positio pp 390-400). Alla luce di questa sua identificazione con Gesù e con i poveri, si spiega il ritmo intenso con cui ha fondato le varie opere in Spagna, Italia, ecc. per accogliere i poveri e, secondo le sue possibilità, promuoverli come persone e figli di Dio. A venticinque anni dalla fondazione della Congregazione eam aveva aperto oltre 15 Case. "Siate madri dei poveri - esorta le sue figlie - ricordando che il cuore della mamma con facilità propende per il figlio più incapace e sventurato; sono per lui, di solito, le espressioni della premura e affetto più vero" (El pan 20, 202)". (Articolo della Rivista L’Amore Misericordioso - luglio 2013 di Madre Speranza Montecchiani eam).
" Chiedo al Buon Gesù che (le mie Figlie) compiano la loro missione, essendo il conforto degli afflitti e le madri dei poveri; che, estese per il mondo intero, diffondano il regno di Dio più con le opere e gli esempi che con le parole; e che, aiutate da Lui, possano innalzare in ogni luogo e in ogni tempo la bandiera con il motto "Tutto per Amore": cioè nulla per denaro, onore o interesse alcuno" (El pan 18, 865; Madre Speranza, Diario, Giovedì Santo 1943).
La Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, oggi, seguendo lo spirito che ha animato Madre Speranza è presente in diverse parti del mondo con i suoi Figli, Ancelle e i Laici dell’Amore Misericordioso.
Maria, venerata dalla nostra Famiglia religiosa come Mediatrice di grazie, e Madre Speranza intercedano affinché il meraviglioso Progetto di Dio si compia fino in fondo, dando gloria al suo Amore......
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